venerdì 19 settembre 2014

IL COMMENTASTORIE DI SERENA


 


SERENA

 

 
POSSESSO DELL’ALTRO
E AMORE
 
 
 

Lei mi dice : ”E’ che per me amare significa possedere tutto dell’altro, cioè sia il corpo, sia la mente”.

A parte la sensazione claustrofobica che, all’istante, mi ha presa alla gola, mi è stato chiaro come l’illusione di una relazione fusionale la condanni al fallimento sentimentale.

L’altro, infatti, non può appartenerci mai, né è giusto, o tantomeno sano, possederne la mente.

Mi ricordo, a tal proposito, il cartone animato “Goldrake” (per noi bambini negli anni Settanta) in cui il grande cattivo Vega aveva sulla fronte una porticina a battente che si spalancava di tanto in tanto, lasciando apparire, irata, la madre!!!

Possedere l’altro  significa voler annullare la distanza incolmabile tra il Sé e l’altro da Sé, per sfuggire alla sensazione angosciante di solitudine e distanza, che, sempre ci separa…e ci rende liberi!

Possedere l’altro, nell’epoca in cui la relazione è spesso filtrata attraverso lo strumento  tecnologico che virtualizza lo scambio, significa, troppo frequentemente, trasformare l’altro da “diverso da me “ e dunque interessante per crescere e confrontarsi, a “uguale a me” per riconoscermi e non sentirmi tanto sbagliato o inadeguato…o solo.

D’altronde, tutto il marketing digitale è fondato sulla contiguità, sulla somiglianza a se stessi.

Lo spam che ci arriva cerca di seguire, ottusamente, la linea dei nostri interessi, facendoci diventare sempre più uguali a noi stessi, fino a rinchiuderci in una gabbia artificiale fatta di specchi, in cui le immagini degli altri che ci appaiono sono semplici riflessi dei nostri desideri, o delle nostre aspirazioni, o delle nostre convinzioni.

Così, è del tutto inutile essere potenzialmente connessi ad infinite possibilità e potenzialità, quando ciò che vogliamo è possedere per controllare, per riconoscerci, per reggere l’ansia della differenza.

Adler diceva che il nevrotico è colui che preferisce essere sovrano nella sua catapecchia, piuttosto che sentirsi anonimo  e disperso aggiungerei io, nell’infinito mondo.

In più, si dimentica che possedere la mente dell’altro è una responsabilità immensa, perché il suo bene e il suo male dipenderebbe dal possessore.

Un’altra amica, molto tempo fa, parlandomi del suo partner, mi diceva: ”Lui deve capire che o sta con me o sta contro di me”.

Sono anni che stanno insieme e lui appare totalmente disidratato, prosciugato, oltre che dipendente da lei, dal suo riconoscimento.

Allora, son qui che, tra una passeggiata in montagna e le ore trascorse al sole marino di questa capricciosa estate, rifletto sul fatto  che il controllo e il possesso non nascono in alcun caso dall’amore per l’altro, bensì dall’angoscia di solitudine e di isolamento.

L’amore non c’entra mai, laddove mi arrabbio perché l’altro è diverso da me, ha tempi e desideri differenti.

L’amore non è lo specchio in cui rimirare la meravigliosità della propria immagine, del proprio modo di pensare, di ciò che si fa.

L’amore è la più profonda occasione che abbiamo di mettere in discussione noi stessi, di sradicarci nell’energia vitale  dell’intimità relazionale e nel ritrovarci consolidati nella forza del sentimento.

Ed è una sfida meravigliosa alle nostre paure più profonde, più ancestrali.

Nessun commento:

Posta un commento