giovedì 26 settembre 2013

Ecco di nuovo qua “3.. 4... 5...AUTOBIOGRAFIA!”

Neva Biagiotti
 
Neva Biagiotti

Era andata un pochino in vacanza, come i bambini e le bambine di quell’età, ma adesso è ritornata, accompagnata da loro, presa per mano: ritorna l’autobiografia con lo zainetto, che contraddistingue questa età.
Chi è andato in vacanza, chi no, ma indubbiamente tutti si sono riposati vivendo un periodo forse meno faticoso.
In gran parte dell’immaginario popolare, bambini e bambine della Scuola dell’Infanzia giocano e basta, non c’è un impegno che giustifichi stanchezza.
Giocano e basta? Ma scherziamo? Giocare è una cosa maledettamente seria, che li impegna, che li aiuta a crescere.
Figurati, giocano con le costruzioni... che fatica sarà? Eh, la gente fa tutto facile, ma non ricorda più quando erano a loro volta bambini e bambine!
Ma analizziamo attentamente quanto impegno e fatica può procurare un gioco comune come questo.
Intanto le costruzioni non hanno le calamite e il piccolo giocatore deve sperimentare l’azione dell’incastrare, altrimenti non può giocare che in quel caso è costruire. Sapete quanta motricità fine e quanta coordinazione oculo-manuale servono per incastrare il mattoncino soprastante su quello sottostante e poi anche incastrare bene, altrimenti cade? Perché va aggiunta anche l’azione del comprimere, per saldare il tutto....Cosa ci vorrà mai direte voi? Eh..., ci vuole assai dico io, perché se il bimbo o la bimba ci mettono un pochino a prendere familiarità con queste azioni, sperimentano anche il peso della frustrazione di usare un gioco in cui non si sentono capaci, in cui non riescono a realizzare il loro progetto di gioco. Pensate quanti adulti dopo tanti tentativi si stuferebbero e getterebbero via tutto! Ma i bambini no, sono caparbi, ostinati nel tirare fuori le loro capacità e chi non ha questa durevolezza d’intenti gode del sostegno dell’insegnante che lentamente mostra, narrando al bambino o la bambina la parte tecnica del gioco. E non ho detto “spiegando”, ho detto “narrando”, perché entrano in un nuovo gioco, il gioco della voce che tranquillizza, rassicura, sostiene.... E’ una narrazione del fare e c’è anche l’azione di seguirla quella voce, di farsi catturare e coinvolgere, di entrare poi in sintonia con altre mani che aiutano quelle piccole. Anche l’attenzione e l’interesse sono impegnativi. Dopo tutta questa giocosa fatica, piccoli e piccole ti guardano dritto negli occhi, come a rassicurarti che è andato tutto a buon fine e se non è oggi sarà domani, ma siamo sulla strada del successo. L’insegnante che si volta a dare un’occhiatina non vista, vedrà il piccolo o la piccola tutti concentrati, con le manine impegnate in un metodo di cui stanno cercando di captare e ricordare la successione giusta di azioni, di forza. Eh si....sembra facile ma ci vuole anche la forza giusta: se comprimi piano, è come non aver fatto la cosa giusta perché non c’è il clic... ma se pigi troppo forte i pezzettini delle costruzioni schizzano via e la frustrazione ci sta che sia lì pronta a fare cucù sette!
Poi.... va bene, abbiamo imparato ad incastrare, ma non è mica finita lì! Se mettiamo i pezzettini piccoli sotto e i pezzi più lunghi e pesanti sopra, casca tutto! Ed ecco bambini e bambine alle prese con esperienze di equilibrio, di pesi e grandezze diverse.... quanti tentativi perché il prodotto finale stia in piedi! Un bambino o una bambina non possono mica sostenere una costruzione all’infinito: si accusa stanchezza e noia.... ma se non sono state osservate determinate regole, si sente un gran patatrac e cade tutto. Ma le regole di costruzione non le studiano sui libri.... non sanno neanche leggere: anche se volessero, impossibile! Queste regole si intuiscono e consolidano sul campo, provando e riprovando, con pazienza e tenacia, non curandosi delle cadute, sostenuti dal progetto di gioco minimo o più accurato a seconda dell’età e della maturità di ognuno. Eh sì, dietro tutto questo c’è anche un progetto di gioco da realizzare, un’idea che diventa oggetto.
Ma siamo ottimisti.... abbiamo compiuto tutti i passaggi sul campo, provando e riprovando e finalmente si ode il grido di vittoria finale: “Maestra guarda!!!” e potrebbe sembrare il fatidico  “e vissero tutti felici e contenti”... ma non è così a volte.
Il bambino o la bambina non sono soli a scuola, sono tra altri piccoli e piccole: e se passa un amichetto correndo e urta nella costruzione che cade rovinosamente? E se qualche amico o amichetta un poco invidiosetti di quel capolavoro lo tirano giù e questa volta non casualmente? E se per motivi vari viene mamma a prenderlo senza che possa essere gustato il successo? E se la maestra non guarda nel momento giusto e non vede neanche quanta bravura era stata impiegata prima del crollo? E se quando rimettono al posto la stanza i pezzettini vengono di nuovo tutti divisi?
E’ difficile accettare che le costruzioni per essere usate di nuovo anche dagli altri vanno rimesse a pezzetti nel contenitore!
Ma voi pensavate che fosse così semplice e poco impegnativo giocare con le costruzioni?
Avete notato quante cose ci stanno dietro? E quando il vostro bambino o la vostra bambina torneranno a casa dicendo che hanno giocato con le costruzioni, guardatelo con rispetto: avete davanti a voi un gran lavoratore!!! 
     

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