giovedì 18 luglio 2013

DONARSI GENEROSAMENTE E RIPOSARE SAGGIAMENTE di Daniela Troiani

D.ssa Daniela Troiani
Psicologa e counselor relazionale Prepos

DONARSI GENEROSAMENTE E RIPOSARE SAGGIAMENTE



Chi si dà generosamente, periodicamente ha necessità di richiudersi, di rannicchiarsi per ricentrarsi, per rimettere a posto confini, pensieri, ricordi e nuovi desideri, che, diventando pressanti bisogni, abbiano la spinta necessaria a trasformarsi in progetti.

Credo  che solo chi si dà sul serio, chi si dona agli altri e alla vita senza riserve, possa comprendere la necessità di riavvolgersi in sé, di coccolarsi, di dedicarsi tempo e buone cose.

I perennemente insoddisfatti, gli iperattivi sono coloro che il gusto del donarsi completamente, fino in fondo, dell’esser tutti dentro, non riescono a viverlo.
E’ un po’ come fossero anorgasmici, o frigidi o scarsamente capaci di desiderio.

Non a caso uso questi esempi.

Chi non desidera, non ha bisogni. E il bisogno è la spinta che attiva la motivazione  a definire un progetto e la concretizza nell’azione.

Ma il bisogno è intrinseco non indotto dall’esterno. Quello è il desiderio realizzato che può dare soddisfazione.

L’urgenza del darsi all’altro, alla vita, è ben altra cosa rispetto al voler avere e/o fare perché gli altri fanno, o perché così si fa.
C’è differenza tra esser madre e avere un figlio, una differenza profonda, sostanziale.

Dietro all’anorgasmìa del fare c’è invece, la paura, la paura di perdersi nell’altro, di smarrire le proprie certezze, le proprie coordinate esistenziali in qualcosa che non corrisponde alle proprie aspettative o in una delusione.

L’insoddisfazione nel donarsi alla vita, alle persone ai propri progetti può nascere, come detto, anche dalla frigidità, cioè dalla freddezza dei sensi o dalla loro anestesia o iperstimolazione.

Il timore che sia troppo intenso, troppo travolgente l’effetto dell’altro su di noi, il potere della vita sulla nostra vita, talvolta ci paralizza o ci aliena.

E il sapore del buono, della ricchezza delle sfumature, ci sfugge e ci affama di desiderio incapace di uscire.
Rimaniamo indifferenti al sapore del buono e insoddisfatti e bisognosi di provarci ancora e ancora in un’estenuante ricerca di chissà quale incredibile compimento…
Ovvero, chi sa stare pienamente in ciò che fa, con generosa pienezza, non ha bisogno di mettere e mettersi confini, né ha bisogno di avere all’infinito, né di fare senza posa.

Chi è, sazia se stesso e gli altri senza aver bisogno di vincolare e vincolarsi.
Il suo dare, non è per riprendere: è e basta.
E per questo, di tanto intanto, ha bisogno di appoggiare i pensieri, per riposare saggiamente  in armonia con le cose belle e non  abbrutirsi oziosamente.




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