lunedì 30 luglio 2012

Via le targhette ! ! ! di NEVA BIAGIOTTI

Neva Biagiotti
Counselor Relazionale Prepos



3... 4... 5..... autobiografia!




Per bambini e bambine di questa età molto spesso appaiono già aspetti personologici ben precisi,   nonostante la ricerca del piacere e del gusto che accomuna un poco tutti essendo piccoli e piccole, qualche volta a livello più implicito, come può essere per quelli con grande sensibilità e in modo più eclatante per le personalità con maggiore carica energetica e con caratteristiche di maggiore esteriorizzazione.
Nel contesto sociale della scuola, densa di relazioni umane con coetanei ed adulti, ognuno porta il suo bagaglio che a volte è affine a quello altrui, a volte è in opposizione. A parte l’esperienza dei nidi dove il rapporto adulti – bambini/e è diverso e sa più di famiglia, l’ingresso alla scuola dell’infanzia è veramente il banco di prova per relazioni molto più ampie numericamente ed ognuno effettua il suo primo percorso, assai imponente, di maturazione sociale.
Bambini e bambine, sempre carichi di tensione al fare, all’agire, al manifestare con una carica che esce sempre, incorrono in un grande “pericolo”: rischiano di farsi un nome in un certo senso e di diventare talvolta anche colpevoli predestinati di comportamenti e atteggiamenti da rivedere un attimino a livello sociale, paradossalmente anche quando sono assenti. Sono bambini e bambine con il nome associato a “è colpa di...” e la formula esce fuori sempre, nei racconti a casa e a scuola.
Sono bambini e bambini ai quali la scuola sta stretta, la comunità e la comunione, la condivisione stanno stretti: sono quelle situazioni, che richiedono spesso la mediazione dell’insegnante, che aiuta a cercare approcci socialmente accettabili, che permettano l’accesso a gruppi di gioco e di attività,  luoghi molto idonei all’impegno, sviluppo auspicabile di una carica che sprizza da tutte le parti.
Sono i bambini con comportamenti sociali che portano all’esclusione; questi comportamenti a volte si accentuano in modo preoccupante, perché, non essendo accettati da alcuni compagni e compagne, cercano altri bambini con problematiche similari per cui i climi relazionale spesso si accendono notevolmente in un mare di lamentele generali.
Molto spesso le lamentele dell’ambiente scolastico si riversano a casa e di nuovo rimbalzano a scuola perché i genitori comunicano alle insegnanti che il figlio o la figlia vengono sistematicamente infastiditi da questo o quest’altro: ed ecco puntuale la calma rassicurante che in modo cristallino ed essenziale invoglia a minimizzare quegli episodi che rientrano nelle prime esperienze in un contesto sociale dove tutto è spesso da condividere, ma nel contempo chiede la collaborazione della famiglia per cercare di potenziare le difese, le modalità pacifiche d’intervento che in età più avanzata saranno di grande aiuto per la difesa da attacchi di bullismo.
E per i bambini e le bambine con la “targhetta” di colpevole in ogni caso? Anche in questo caso è di basilare importanza la collaborazione della famiglia con la scuola per capire un po’ meglio la situazione: perché è così arrabbiato? Perché pare che l’aggressività gli esca dai pori della pelle? Perchè cade così facilmente nel circolo vizioso della violenza, del rifiuto che irrita ancora di più e provoca ulteriore violenza?
Appaiono come bambini duri, forti, ai quali non interessa niente di nessuna persona e di nessuna cosa, ma in realtà sono bambini estremamente fragili ai quali dobbiamo permettere di imparare a trasformare in impegno gratificante la carica che li tiene sempre accesi e li fa scattare con estrema facilità: dobbiamo spezzare quella catena di predestinazione apparente, quella rassegnazione spesso delle famiglie, per cui è così, è carattere, farà una brutta fine, ci litigo sempre anch’io, ecc.
La calma non giudicante dell’adulto pronta anche ad assorbire l’onda d’urto diventa così una bella occasione di miglioramento, fa intravvedere loro un’altra modalità d’essere, gli apre lo scenario giusto per cambiare: è lo scenario dove non è per forza brutto e cattivo, è lo scenario dove come tutti ha un sacco di opportunità e l’insegnante, quando sarà più calmo e pronto, sarà lì per prenderlo per mano ed entrarci con lui, è lo scenario delle possibilità. Sarà una crescita per tutti quando le prenderà al volo. Sarà la lotta non violenta contro la targhetta che gli avevano appiccicato e che ingenuamente si teneva pensando di non avere altre scelte.
Ma vanno sensibilizzate le famiglie ad una genitorialità non solo per i propri figli, ma per i figli di tutti, quella genitorialità che permetterà a tutti di avere il proprio posticino nel mondo, un posticino dove stare a proprio agio.
Ma ci vuole calma, pazienza, l’educazione è fatta di balzi, ma soprattutto di percorsi e per i percorsi ci vuole tempo, sono fatti di passi, di piccoli passi a volte in avanti e a volte indietro: l’educazione non è una corsa, anzi dovrebbe diventare una passeggiata da fare tutti insieme, sorreggendoci a vicenda nelle difficoltà... allora i successi diventano successi di tutti perché tutti hanno contribuito, e sono ancora più belli.
Ci vuole calma e fermezza da parte delle insegnanti perché le famiglie capiscano quanto è delicata l’azione educatrice, fatta di esserci e non esserci, di vedere e non vedere, di agire e non agire, di pensosità e riflessione per aiutare tutti a crescere nel modo migliore.
Le “targhette” devono pian piano sparire, sfumare lentamente nel mare delle possibilità.          
 

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