Neva Biagiotti

Il tempo e quanto senso nelle perdite di tempo dei piccoli: è un tempo lungo.... ma hanno un’autobiografia da scrivere!!!
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Bambini e bambine alle prese col tempo: quale impatto sull’autobiografia?
Bambini e bambine in età di scuola dell’infanzia talvolta sono in lotta col tempo, ma non con il loro, bensì con quello degli adulti che li circondano.
Dalla nostra ottica di grandi, indaffarati, spesso di corsa, in una lotta continua tesa al risparmio di minuti, per i quali ogni risparmio temporale è vissuto come vittoria che ci permette di fare di più, spesso ci avvantaggiamo per il giorno seguente, ci perdiamo il succo dell’oggi e magari il giorno seguente non godiamo neanche del beneficio programmato con così tanta ostinazione, subissati da tante altri accadimenti.
Molto spesso siamo dominati dal fare subito, dal fare in fretta, dal passare da una situazione all’altra velocemente, ma tutto questo non è assolutamente compatibile con l’età dei bambini e delle bambine, che hanno bisogno di concretezza, di sperimentare, gustare le esperienze, sviluppare riflessioni, il tutto verificando tangibilmente soprattutto centellinando.
Molto spesso la fretta, il ritmo frenetico con il quale scorre la nostra vita, limitano la possibilità di sviluppo armonico della personalità: i vari aspetti si armonizzano con più difficoltà, si aprono divari tra un aspetto e l’altro. Senz’altro la fretta degli adulti limita lo sviluppo dell’autonomia personale: al mattino c’è il rischio di fare tardi per cui è molto più semplice e veloce se i genitori subentrano nelle pratiche di vestizione per cui è molto difficile trovare bambini in grado di legare in modo autonomo le stringhe delle scarpe, è spesso facile trovare bambini o bambine col pannolone perché porta via molto tempo seguire i piccoli nell’uso dei servizi igienici e porta via molto tempo chi si sporca o si bagna frequentemente. Questa mancanza di supporto all’autonomia risulta poco educativa riferendoci alle tipologie di personalità di Prepos: invoglia piccoli e piccole adesive a indulgere in dipendenze dall’adulto, piccoli e piccole avari ad aumentare le rigidità, piccoli/e ruminanti ad accentuare la propria carica e rabbia per la limitazione al proprio impegno, deliranti ad aumentare il divario corporeo/mentale, sballoni effervescenti ad indulgere in quella deresponsabilizzazione, apatici a rimanere nella pigrizia indifferente tanto qualcuno provvede, invisibili a sentirsi ancora più insicuri e incapaci aumentando la vergogna. Se ci riflettiamo bene vediamo quanto la fretta impedisce ai bambini di passeggiare positivamente sugli assi del grafo di personalità e quanto permette di consolidare la sperimentazione prevalente delle stesse emozioni col rischio di consolidare copioni fin dall’infanzia. Dobbiamo considerare che il bambino o la bambina che sperimentano la realtà e quello che sono capaci di fare o possono diventare capaci di fare, è come una parentesi aperta per ogni singola esperienza che la nostra fretta di adulti pur con le più valide e sacrosante motivazioni impedisce di portare ad una chiusura positiva: rimane tutto in sospeso e si perde il sapore della conquista e della voglia di riprovare... è come se tagliassimo la gradinata che stava salendo testando le proprie forze e rimane il senso d’interruzione, quel vuoto dopo il pieno.... avete mai fatto caso ai bambini impegnati in qualcosa con la linguetta fuori dall’impegno e la concentrazione? Avete mai fatto caso ai bambini costretti ad allontanarsi da quello che li stava interessando o in cui si stavano cimentando? Si voltano indietro, guardano il punto in cui stavano e quello che stavano facendo, quasi un voler rimanere lì in qualche modo, perlomeno col desiderio, un voler terminare con gli occhi quello che era rimasto in sospeso. Pensate se all’improvviso li interrompiamo e li tuffiamo in altra esperienza... togliamo loro un’occasione!
Riusciranno a ritrovare “il filo del discorso” e la magia del momento? A me pare che bambini e bambine oggi abbiano più dimestichezza con l’astratto e minore feeling con la pratica: la pratica richiede tempo, provare e riprovare, tentare strade diverse, socializzare i problemi e tentare soluzioni con apertura agli altri, adulti o coetanei che siano: e poi c’è da gustarsi il punto d’arrivo di quel giorno! Assaporare il piacere della conquista rende i bambini più forti, li invoglia a proseguire nelle loro scoperte e i traguardi che si raggiungono sperimentando, in cui il razionale si innesta egregiamente sull’atto pratico, sono i traguardi più solidi perché nascono dal vissuto personale, dalla propria esperienza, come la casa con solide fondamenta. Gli apprendimenti nascono dalla concretezza nel bambino e nelle bambine; non ci sono strattoni e salti, ma costruzioni graduali, dagli organi di senso al pensiero. E quanti tipi di pensiero, di intelligenze nella nostra epoca! Ma se noi mettiamo fretta, contraiamo i tempi e consideriamo senza senso il fermarsi a fare esperienze, come potranno i bambini e le bambine arrivare ad una articolazione ricca e diversificata di pensiero? Come possiamo pensare a sviluppi armonici della personalità se consideriamo apprendimento solo la matematica e il leggere e scrivere? Quante possibilità togliamo ai nostri figli di sviluppare anche altre intelligenze, altre sensibilità? E per i percorsi ci vuole tempo. Noi adulti che viviamo in questa società così accelerata, in cui evitare di guardare l’ora è il lusso delle ferie e del week end, dobbiamo cercare di essere più generosi con noi stessi e concederci ritmi di vita meno stressanti. Dobbiamo imparare dai piccoli, invece, che sono specialisti nel saper perdere tempo: quelle che ai nostri occhi sono perdite di tempo, indulgere in modo esagerato in qualcosa invece di sbrigarsi in realtà sono il modo migliore per imparare, per crearsi il proprio personale patrimonio di saper e di saper fare, ed è il modo migliore per un buon essere. Se ci pensiamo, quante volte la fretta ci fa prendere abbagli, ci impedisce di riflettere, valutare, giocare con le ipotesi, vedere le cose alla giusta distanza? Il rallentare ci permette il dialogo con noi stessi, quel dialogo che molto spesso ci perdiamo mentre la realtà ci ingloba, perdiamo di vista noi stessi e ci asserviamo a ciò che ci circonda. Molte volte quello che pare non avere senso, come il perdere tempo, ha un senso enorme: ci permette la nostra personale visione delle cose. I bambini ci insegnano come perdere tempo in modo molto proficuo, ci insegnano che in realtà è un prendere tempo, prendere tempo per coltivare nel modo migliore e con affetto noi stessi.
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