domenica 8 aprile 2012

SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA E PROVERBI


Dimmi che  proverbi  sai  e ti dirò chi sei
Carmela Mantegna



 
Meglio invidia e non pietà
                   
Nella famiglia dove si ripete spesso: Meglio invidia e non pietà”, da una parte emerge la paura propria dell’avaro che si sente sempre osservato e tende a proteggere e nascondere beni materiali e beni affettivi, dall’altra, c’è una scrittura di sé che trasmette il valore della responsabilità.
L’invidioso guarda gli altri con acredine, ma non si mette in gioco per imitarli, il successo degli altri gli appare come un pericolo per la sua vita: “ L'altrui fortuna è una corda al collo dell'invidioso”.
Il proverbio non si riferisce alla pietas, come sentimento di amore, cura ed attenzione ai bisogni dell’uomo, ma alla pietà come commiserazione e come espressione di un copione di comportamento di chi recita per tutta la vita la parte della vittima disperata e perseguitata dalla sfortuna per essere compatita e consolata.
Il preferire l’invidia alla pietà non significa celebrare l’una e denigrare l’altra, quanto piuttosto richiamare all’impegno e all’azione coloro che sono rimasti ingabbiati nella loro bassa autostima e invece di rimettersi in gioco, disprezzano gli altri fino a desiderare la loro distruzione. Non è difficile, in questo caso, che alla persona invidiosa venga detto: ” L’uccello che canta in gabbia, o canta per ridere o canta per rabbia”.
Rimanere intrappolati nell’ invidia, è come guardare attraverso le sbarre di una gabbia, di una prigione: guardare e covare rabbia dentro di sé senza decidersi di cambiare postura interna e intraprendere un cammino di cambiamento.


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