martedì 27 marzo 2012

SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA E PROVERBI

 Dimmi che  proverbi  sai  e ti dirò chi sei
Carmela Mantegna




I proverbi sono uno specchio nel quale una persona, una famiglia, una comunità può riconoscersi. Essi descrivono i  valori, le  aspirazioni le  preoccupazioni e l’angolo particolare attraverso cui ognuno vede ed interpreta la realtà e il comportamento. I proverbi sono il ritratto di  una mentalità, di un  modo di vita.Un proverbio è l’eco dell’esperienza, fondata su fatti concreti. Distillati del sapere di tante generazioni, i proverbi raccontano, tuttavia,  poco del passato, ma, non potrebbe essere il contrario, dal momento che annunciano verità sempre valide ed attuali. Sono spesso contraddittori e mostrano la capacità di adattare il loro messaggio e la loro visione del mondo alle circostanze della vita. Trasportano sui binari del tempo messaggi che invitano a relativizzare, a non fare di una mosca un elefante, di un moscerino una trave, un incendio da un filo di fumo.Giochi e acrobazie di parole che, comunque, sintetizzano brillantemente eventi e persone e lasciano biglietti di comportamento e di buone maniere senza offendere nessuno.Usare un proverbio piuttosto che un altro diventa una rapida presentazione della persona : Dimmi che  proverbi sai e ti dirò chi sei. Uno schizzo autobiografico fatto di pochi tratti chiari ed inequivocabili. I proverbi usati in famiglia racchiudono una personale carica affettiva e cognitiva, una propria visione della realtà, un atteggiamento mentale soggettivo.


“Croce accettata, croce portata”

 Chi potrebbe ripetere questo proverbio se non una persona che si prende sempre cura degli altri?  E’ una sollecitazione ad accogliere le prove della vita senza rimurginare. E’ il soggetto invisibile che, visceralmente percepisce la sofferenza degli altri. Certamente, non bisogna leggervi alcuna rassegnazione in quell’accettazione ne’in quel portare il legno, espressione del peso del proprio problema. Accettare è prendere coscienza di un portare il carico della propria difficoltà, non è il carico a portare noi, passivamente assenti alla situazione che stiamo vivendo, ma, siamo noi, consapevolmente a portarlo per conoscerlo ed affrontarlo con le risorse necessarie. Bisogna, tuttavia, non trascurare la modalità comunicativa con cui trasmettiamo questo proverbio. Ci avverte, infatti, la saggezza di un Proverbio: ” E’ il tono che fa la canzone”. Il vero significato di una situazione risulta dalla maniera con cui è comunicata. Siamo noi a dare un senso piuttosto che un altro ad un evento.
Il tono con cui il proverbio “Croce accettata, croce portata”. è trasmesso, può veicolare anche un messaggio di rassegnazione, di totale resa agli eventi della vita e può facilmente costruire la figura della vittima che sa recitare il ruolo di chi ti ripete in una petulante monotonia:”Inutile allontanarla questa croce, rassegniamoci e portiamola !”.Il Proverbio non mira a questo scopo, al contrario, senza diminuire lo spessore della difficoltà (definirla come croce è il massimo di concretezza), tuttavia, invita a fare una scelta (piuttosto che rimanere nell’apatia e nello spegnimento che può provocare una situazione difficile): accettare la croce, che non significa cercarla, ma riconoscerla, quando c’è, ed assumerla, portarla. Non accettarla significherebbe attivare il processo della rimozione che blocca ogni dinamismo interno, ogni possibilità di andare avanti.
Chi ripete questo proverbio sta scrivendo di se stesso più di quanto possa immaginare, uno schizzo, un lampo autobiografico, senza dubbio molto rapido, ma di un bagliore sufficiente per catturare un modo di vedere soggettivo. Il parlare anche per proverbi diventa un biglietto da visita, una breccia, una fessura per entrare in contatto con una persona, conoscerne qualche tratto.


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