martedì 27 marzo 2012

3... 4... 5... E COUNSELING AUTOBIOGRAFICO,OVVERO UNA AUTOBIOGRAFIA QUOTIDIANA

Neva Biagiotti

Le EMOZIONI

COL GREMBIULE

A QUADRETTI

Come il gesto si lega all’autobiografia di ognuno
Nell’età della scuola dell’infanzia, bambine e bambini sono piccoli e tutto è su misura: non sono piccole adulte e piccoli adulti, ma bambine e bambini con specifici bisogni.
Anche i gesti degli adulti verso di loro, devono essere su misura: piccoli come la loro età, brevi, ma con una valenza, densi di significato.

 Ma ritorniamo ai sette nani che incarnano così bene le diverse tipologie di personalità dei piccoli,  sia come idealtipo prevalente, sia come situazioni che si modellano su momenti e periodi specifici; sono i sette nani di Walt Disney e dell’artigianato educativo di PREPOS di cui è direttore il Dott. V.Masini e qui sono coniugati ai gesti di tendere la mano e prendere per mano.

 A volte noi educatrici ed educatori ci troviamo in situazioni che richiedono tutta la nostra calma e serenità per non agitare ulteriormente piccoli e piccole, carichi ed esplosivi come piccoli petardi.

 Secondo me è molto importante la mano dell’adulto tesa verso quel piccolo o quella piccola che si sta perdendo in un mare di rabbia: non sarà presa in considerazione, sarà forse rifiutata anche in malo modo, in quel frangente. Ma, l’adulto  ha mandato il messaggio che c’è, che quando sarà il momento di accettare l’aiuto, ci sarà con gioia, non ha avuto paura dell’ostilità, è pronto a mettersi in gioco.

Per i bambini e le bambine assimilabili ad Eolo dei sette nani, a volte la mano tesa interrompe la spirale di tensione, diventa sbalorditiva, ed è un qualcosa di concreto, molto visivo, che distoglie, che mostra concretamente che il mondo non è in antagonismo con loro: anche se la mano non viene afferrata dalla manina, il gesto entra e chissà che non renda meno tesi e irrequieti e non mostri che possiamo essere aiutati, non occorre sempre lottare.

Sono i piccoli gesti, a misura di bambina e bambino , propedeutici all’apertura all’altro, alla visualizzazione e al sentire  che non c’è solo andare contro, ma anche andare incontro e noi lo stiamo mostrando.

La mano tesa che invita a prendersi per mano, serve anche per i piccoli e le piccole Dotto, persi nei loro mondi e nei loro pensieri: una mano che si tende verso la loro magari con un “Vieni a vedere cosa è accaduto... vieni a vedere cosa c’è...”, li incuriosisce e li invoglia a riprendere la relazione con il contesto ambientale e umano, a rimettere i piedi per terra.

La piccola e il piccolo Gongolo, sempre tesi ad afferrare tutto e poi correre verso altro ancora per cercare nuova soddisfazione, possono essere coinvolti dalla mano tesa, la possono gustare come un piacere, un’attenzione speciale, solo per loro: il tempo insegnerà loro che la mano che prende la loro non c’è solo in quell’occasione specifica, ma c’è sempre, è un’esperienza che si può ripetere.

La piccola o il piccolo assimilabile a Pisolo, pigro, che difficilmente si smuove e si motiva, sarà pungolato dalla richiesta che invia la mano tesa: diventa una mano che chiede una risposta e forse conviene, perlomeno per arginarne l’insistenza disturbante, accettare l’offerta così dopo ci sarà pace. Ma intanto può essere che da cosa nasce cosa: i materiali, i giochi, le attività magari sono accattivanti e può anche scattare la molla dell’interesse.

Per i piccole e i piccoli invisibili, Mammolo per usare ancora i personaggi di Walt Disney, la mano è un chiaro messaggio di sostegno, è un messaggio ben visibile e leggibile che l’adulto ha sentito il loro disagio ed è pronto a dar loro coraggio, accompagnandoli e sostenendoli. Quella mano dice: “Non ti preoccupare, io sono qui pronto a sostenerti. Ti accompagnerò dove ti piacerebbe andare ma non osi... Dai, vieni con me!”.

Per i piccoli adesivi e piccole adesive, i Cucciolo della situazione, la mano tesa è un invito a nozze, neanche si sognano di rifiutarla: ma intanto la mano tesa è un buon aggancio. Per loro è l’occasione di un contatto stretto e privilegiato con l’adulto, ma l’adulto è lungimirante e per mano, li indirizzerà con garbo verso altri lidi, verso tante occasioni di divertimento, verso materiali di gioco e per attività, verso altri bambini e bambine e non solo verso l’amico del cuore... la mano diventa veicolo di assaggi di libertà.

Per i piccoli e le piccole Dotto, la mano è impegnativa: la guardano, poi ti guardano, valutano se è il caso o meno, ma la mano sarà aiutata nel difficile compito dal viso tranquillizzante dell’adulto e da un piccolo sorriso d’accompagnamento. Sarà utile condurlo verso il gioco, il divertimento, il gusto delle cose e del giocare e verso l’amicizia.

Dare la mano è mettersi in gioco quando siamo educatori, è un gesto d’accoglienza, è accogliere l’altro, è dire: “Percorriamo un pezzettino di strada insieme... poi ci lasceremo, ma sarà meglio di prima per me e per te.”.
E’ un piccolo gesto per piccole e piccoli e i piccoli gesti aiutano a crescere..... e non solo bambini e bambine.
               

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