sabato 3 marzo 2012

 Neva Biagiotti

Le EMOZIONI

COL GREMBIULE A QUADRETTI

Moda - Il Back to School di Du Pareil...au même 1

 

 

 

 


Moda - Il Back to School di Du Pareil...au même 

 

Sono Neva Biagiotti ,

 nata a Barga nel 1954: abito tuttora in una frazione di questo comune in provincia di Lucca, in una valle attraversata dal fiume Serchio.

Sono insegnante nella Scuola dell’Infanzia dove ho prestato servizio in monosezioni e plurisezioni e sto continuando ancora oggi nella scuola del mio paese.

Ho conosciuto il Prof. Vincenzo Masini, prima per fama da una mia amica e collega (e già allora mi aveva molto incuriosito il suo modo di lavorare e soprattutto l’uso dei test per la tipologia di personalità), poi ho preso parte al Convegno annuale sul miglioramento a Lucca e in seguito l’ho conosciuto personalmente nell’ambito di formazione e aggiornamento per la prevenzione e il recupero del disagio infantile nell’Istituto Comprensivo in cui lavoravo all’epoca.

Mi sono iscritta alla Scuola di Formazione transteorica per Counselor di Prepos (sede di Lucca) nel 2005  e ho conseguito il diploma di Counselor  nel settembre 2009 con la tesi “Le emozioni col grembiule a quadretti”: nella mia elaborazione ho coniugato l’artigianato educativo del progetto “Prevenire è possibile” con la mia esperienza nella Scuola dell’Infanzia.   



3... 4... 5... e counseling autobiografico,

ovvero una autobiografia quotidiana


I bambini e le bambine di 3, 4, 5 anni non hanno gli strumenti per scrivere la loro autobiografia: non sono in possesso dello strumento/scrittura, ma anche se l’avessero non sarebbero ugualmente in grado di scrivere qualcosa del genere.

Però i bambini e le bambine ci raccontano pezzi della loro autobiografia se li osserviamo, se li ascoltiamo mentre giocano, quando sono impegnati in attività, quando vivono momenti di vita quotidiana, quando mostrano i loro prodotti.

Non è questa un’autobiografia strutturata, complessa, ma sono tanti momenti, tanti spezzoni di un’autobiografia che si struttura e prende forma nella mente e nel cuore dell’altro, dell’osservatore. I gesti, le modalità di comportamento, gli atteggiamenti, i modi di fare, di guardare, di dire, ci raccontano con un’approssimazione vicina al vero quello che è accaduto, quello che sta accadendo, quello che si è ripercosso dentro di loro. La loro è un’autobiografia implicita che l’ osservatore e ascoltatore a largo raggio, capta e sente, è un’autobiografia mimata, rappresentata davanti ai nostri occhi nella routine quotidiana, sul palco della scuola: è un’autobiografia breve come periodo di tempo, ma intensa, perché le emozioni si agitano, non si controllano, non sono riconosciute e la fanno da padrone.

Quante volte un bambino o una bambina ci hanno già comunicato in un linguaggio proprio una situazione che i genitori ci riferiscono poi per verificarne l’impatto nella vita scolastica?

Quante volte non ci stupiamo se un bambino o bambina sono malati? La loro agitazione  o abulia tangibile dei giorni precedenti, anche se per un disagio ancora latente, acquista una connotazione che già atteggiamenti e comportamenti ci raccontavano.

Quante volte, dopo periodi d’assenza, bambini e bambine riprendono a frequentare con problemi, quasi bisognosi di un nuovo periodo d’inserimento perché faticano a riprendere percorsi? Forse ci dicono anche che scuola e famiglia parlano due linguaggi diversi e i messaggi che passano provocano confusione e smarrimento.

La relazione counseling autobiografico e bambini/bambine nasce dall’osservazione di atteggiamenti e comportamenti nella quotidianità scolastica, dall’ascolto attento di quello che dicono e ci dicono, ma soprattutto dall’ascolto attento di quello che non dicono e non ci dicono, dall’osservazione dei prodotti che ci raccontano, oltre quanto il bambino o la bambina riferiscono, emozioni .

Tutto questo ci permette di sentire e capire sapori di personalità che stanno germinando o stanno affiorando in quel momento, oltre alla ricerca del piacere e del godimento che accomuna piccoli e piccole, e soprattutto quali copioni rischiano di fissarsi a discapito dell’armonia.

Tutto questo ci aiuta a scoprire i bisogni educativi di ciascuno, di usare una comunicazione educativa adeguata, di porgere proposte consone allo stile di apprendimento personale, di aiutare a cercare le relazioni che permettono di migliorare e crescere in modo armonico. Naturalmente le formule magiche non esistono, ma queste metodologie di artigianato educativo che hanno la loro base teorica nella “personologia” e nelle relazioni con se stessi e con gli altri, ci aiutano a risolvere i problemi quotidiani, ci danno degli strumenti di riflessione imperniati sulla relazione educatore/bambini-e e i possibili percorsi di miglioramento.    

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