martedì 13 marzo 2012

Il ruolo del padre nello sviluppo personologico dei figli

AUTOBIOGRAFIA E CRESCITA PERSONALE
cARMELA mANTEGNA

Il ruolo designa dei comportamenti, delle attitudini e degli atti coscienti, volontari, concreti che non possono essere intercambiabili. Nessuna madre può assolvere alla funzione paterna e viceversa.
La presenza del padre nell'educazione è indispensabile per uno sviluppo sano ed equilibrato della persona e la crisi, il disorientamento dei giovani sono legati all'assenza dei padri, non solo un'assenza fisica, ma anche una distanza affettiva, un'assenza dal ruolo di padre come educatore, consigliere autorevole e maestro.
La madre rappresenta l’amore fusionale, il padre ha il ruolo di distanziatore, aiuta il figlio nello svezzamento psichico dalla madre, lo e- duce, lo tira fuori con cura, per permettergli di sviluppare la sua identità, la sua indipendenza e il senso di responsabilità al di fuori della simbiosi materna.
Il figlio, da bambino, apprende dalla madre di essere al centro dell’universo, del suo universo ; il padre, invece, gli insegna che esistono altri universi con i quali dovrà interagire per sopravvivere e crescere.
Il padre è chiamato a dare al figlio sicurezza emotiva, a facilitargli l’apprendimento del controllo di sè, insegnandogli il valore della rinuncia e coltivando in lui la pazienza, per introdurlo nel mondo adulto e alle regole sociali.  Se la funzione paterna non apre a questa dimensione comunitaria, i figli rischiano di non uscire dalla dipendenza materna, vissuta come sorgente che soddisfa sempre e subito i loro bisogni. Aiutandoli a separarsi dalla madre, il padre trasmette ai figli il senso del limite, condizione indispensabile perché si formi una personalità autonoma.
L’autonomia rende la persona capace di interiorizzare le regole e anche i divieti, è l’antidoto fondamentale alla dipendenza. Promuovendo l’autonomia nel figlio, il padre lo mette in grado di sviluppare una coscienza morale, che gli consente di distinguere tra bene e male, e di passare dall’egocentrismo all’altruismo, entrando così a far parte della comunità.
L’abdicazione del padre nella sfera sociale probabilmente è alle origini della delinquenza giovanile, perché i giovani sono convinti che tutto gli è dovuto e che gli altri sono a loro servizio(come lo era mamma).
Con la presenza della figura paterna il figlio impara anche a canalizzare la propria aggressività verso una sua espressione positiva e costruttiva, trasformandola in impegno.
Nella vita affettiva, il padre, pur tenendo conto delle proprie emozioni, dona soprattutto la sua esperienza di vita per indirizzare i comportamenti del figlio verso la scelta di valori positivi, il bene, la giustizia, la solidarietà, la pace.
Durante la crescita, se il padre favorisce l’autonomia, gratificando e rinforzando l’autostima nei figli, li aiuta nella formazione della propria personalità. Nell’affermare questo ruolo paterno, molto incide la disponibilità della madre ad includere il padre nella vita del figlio come presenza significativa e autorevole.
Il padre può e deve recuperare il suo ruolo nella vita dei figli, ma senza diventare il genitore-amico, figura diffusa nel nostro contesto sociale e segnale di una banalizzazione dell’a­spetto etico della cura, svuotata di ogni finalità educativa e ridotta ad atteggiamenti di totale accondiscendenza e permissivismo. I figli hanno bisogno del padre come guida autorevole che li indirizza con sicurezza, che sappia affrontare i temi profondi, non quelli superficiali dell’esistenza, che sappia dire loro i no che li aiutano a crescere, coniugando il rispetto delle regole con lo spazio di libertà che per diritto naturale è loro concessa.
I giovani, oggi, hanno una profonda, anche se inconsapevole nostalgia del padre, del suo sguardo che li incoraggia e li accompagna. Se questa figura manca i figli si indeboliscono, non hanno punti di riferimento sicuri.
I figli sanno che il padre è colui che li accompagna finché non sono in grado di camminare da soli.
Il padre sa che deve dare al figlio le fondamenta per crescere e le ali per volare sia al maschile che al femminile.

"Non mi ha detto come vivere:
ha semplicemente vissuto
e ha lasciato che lo osservassi."

(Clarence Budington Kelland)

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