martedì 20 marzo 2012

3... 4... 5... E COUNSELING AUTOBIOGRAFICO,OVVERO UNA AUTOBIOGRAFIA QUOTIDIANA

Neva Biagiotti

Le EMOZIONI

COL GREMBIULE

A QUADRETTI

 

IL NARRARE E L’AUTOBIOGRAFIA


Nelle scuole dell’infanzia ci sono pubblicazioni da sfogliare e guardare da soli, da leggere quando siamo in gruppo o piccolo gruppo: in genere ai bambini e alle bambine piace ascoltare la voce dell’insegnante che legge e mostra le illustrazioni anche perché vivono in una società che punta molto sul visivo con le grandi immagini pubblicitarie, cartoni animati e videogiochi  a volte visti e usati da soli, per cui una voce che legge e stimola l’attenzione e poi il confronto, che chiede cosa è piaciuto e cosa non è piaciuto, quali i personaggi e i luoghi preferiti e perché, e altro ancora che costituisce spesso il dopo della storia, rende il racconto un evento caldo, un’esperienza di apertura, espressione, una relazione e un insieme di relazioni.

Rientra poi nell’autobiografia dell’umanità nella sua totalità, dall’alba dei tempi, il raccontare, il tramandare dei vecchi alle generazioni seguenti, la voce come passaggio di memorie e messaggi.

Nel raccontare e nell’ascoltare ritroviamo una nostra umanità antica e la tramandiamo... forse anche per questo bambine e bambini amano i racconti, perché è un gusto con radici molto profonde.

Ma il leggere a voce alta, il raccontare, il narrare hanno un legame molto stretto con l’autobiografia dei bambini e delle bambine perché noi dobbiamo guadagnarcelo il loro ascolto, perché noi, narrando, dobbiamo essere molto rispettosi di quelle personcine che ci stanno ascoltando: dobbiamo riuscire a raggiungerli tutti o almeno provarci partendo da quello che ci hanno detto nella loro autobiografia quotidiana.

La scuola dell’infanzia è un tipo di scuola in cui le insegnanti devono usare, più che altrove la flessibilità: ogni intervento educativo assume la connotazione del “su misura”, spazi su misura, e tempi su misura, contenuti su misura e quanto altro ancora ma sempre su misura, come un abito sull’autobiografia di ognuno.

Il narrare deve avere dei tempi elastici, deve poter essere allungato, ridotto, ripetuto in alcune parti,

e deve essere rispettoso dei bisogni narrativi di tutti: è come quando l’oratore regola il dire sul suo pubblico, lo adatta a momenti e persone, controlla attentamente la curva dell’attenzione, ma con finalità molto fini e delicate, come la formazione dei bambini e delle bambine.

 

IL NARRARE:

L’AUTOBIOGRAFIA, PUNTO DI PARTENZA E DI ARRIVO

 

Il narrare ai bambini e alle bambine è spesso una bella avventura di gruppo personalizzata che ben si lega all’autobiografia di ognuno: dalle notizie di sè che bimbe e bimbi ci forniscono ogni giorno in tanti modi,  nascono i piccoli interventi educativi inseriti nel racconto, per cui il racconto stesso influisce sulla parte seguente di autobiografia vissuta giorno per giorno.

Il narrare diventa una bella passeggiata sui sette assi del grafico di personalità di Prepos per essere attratti dalla storia e poi coinvolti in qualcosa di diverso, spesso sconosciuto, ma che intanto viene assaggiato e ci rende più ricchi con il sentire e sperimentare altri possibili modi di essere: sono input e poi chissà!

Chi si muove molto, non riesce a stare fermo come Eolo dei sette nani avrà bisogno della sua piccola parte di racconto dinamico, non perché ne abbia bisogno dal momento che è già assai carico di suo, ma per riportarlo nel contesto con un aggancio piacevole per lui, in modo che poi gusti altri sapori di narrazione che lo aiutano a crescere, come i momenti di quiete e di maggior sensibilità, più densi di significato. E’ un parlare gradevole, pratico e fruibile della quiete dopo la tempesta che però non preclude la possibilità che ci sia di nuovo una volta acquietata: la storia si accende e si spenge nel ritmo narrativo e negli accadimenti, come può spengersi la rabbia che non vuol dire non provarla più.   

Il bambino o la bambina che possiamo assimilare a Dotto dei sette nani, un poco perso nei suoi pensieri, nella sua distrazione, sarà interessato di nuovo se stuzzicato con la curiosità e crescerà con i momenti di maggior sensibilità e affettività.... ma bisogna rendere il tutto appetitoso e con qualche buon interrogativo mirato, stuzzicante, qualcosa che lo stimoli a creare e cercare soluzioni con tante ipotesi! Dobbiamo riportarlo con i piedi per terra, al presente immediato con l’attenzione alla  storia, ma dovrà continuare nel percorso di tutti i giorni per non disperdersi e articolarsi perdendo di vista il qui ed ora, che lo rende presente e operante sul concreto.

Le piccole e i piccoli Brontolo, precisi, logici,scarni, abitudinari, andranno invogliati all’ascolto con piccole descrizioni minuziose, azioni ricorrenti, successioni precise, per poi far assaggiare loro momenti di affettività e di gioia, di piacere che daranno calore e contenuto alla loro logicità. La storia diventa un input d’attenzione ai contenuti, di riempimento di contenitori e schemi da riversare sugli altri con generosità e piacere.

 

Bambine e bambine che possiamo accostare a Pisolo, pigri e troppo quieti per cui è così impegnativo l’ascolto continuato, potranno essere attratti da un tono di voce calmo, che non li disturba e smuove e poi quando sono ancorati possiamo inserire accattivanti momenti dinamici che scuotano un pochino e momenti coinvolgenti, affettivi., dosandoli per non allontanarli.

Piccole e piccoli Cuccioli, così desiderosi di attaccamento, troveranno ciò che li invoglia ad ascoltare con momenti dolci, densi di relazione e contatto, ma da integrare con passaggi di distacco dall’altro, con l’attenzione e la cura anche per l’esterno da sé per possibili scenari in cui stare bene anche soli.

Le piccole e i piccoli Gongoli, saranno attratti dalle storie con momenti di forte emozione, momenti vibranti, ma saranno invogliati così ad ascoltare anche i momenti di freno, di limite, di ridimensionamento e con il ripetersi più volte delle storie sarà inviato loro un input a captare il messaggio che possono ritrovare sempre le emozioni gustate per cui non devono preoccuparsi se finiscono perché possono sempre ricordarle o ritrovarle e a tal fine è opportuno inserire i “Ti ricordi? Vi ricordate?”.

I bambini e le bambine assimilabili a Mammolo con la sua timidezza e i suoi rossori saranno attratti dalla delicata sensibilità di alcune parti del racconto, per poi assaggiare momenti d’impegno concreto, azione coraggiosa, decisioni da prendere velocemente e agire di conseguenza e la soddisfazione dei personaggi di averlo fatto e di essere riusciti in qualche modo vittoriosi: è un messaggio di possibilità per i più reticenti a mettersi in gioco perché non si sentono sicuri, si vergognano, messaggio tanto più efficace soprattutto se il personaggio vincente era piccolo e sperduto come loro.

 


 

Il racconto di una favola, di una storia diventa anche un atto di generosità, diventa il regalo di occasioni e di future scoperte di scenari possibili per ognuno, dopo che ognuno, però, è stato messo nella condizione di riceverlo e accettarlo.      

 

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