lunedì 12 marzo 2012

3... 4... 5... E COUNSELING AUTOBIOGRAFICO,OVVERO UNA AUTOBIOGRAFIA QUOTIDIANA

Neva Biagiotti

Le EMOZIONI

COL GREMBIULE

A QUADRETTI




 

maturare in consapevolezza professionale


Parlando con Carmela mi sono ricordata di un fatto capitato quasi dieci anni fa. Ero ad un incontro di formazione per docenti tenuto dal Professor Vincenzo Masini e ascoltavo con molto interesse quanto stava dicendo, ma ascoltai ancora più attentamente quando disse che le insegnanti delle scuole dell’infanzia hanno quasi sempre le ginocchia dei calzoni più segnate perché guardano i bambini e le bambine negli occhi e da lì partono. Io che spesso indossavo un paio di jeans assai scoloriti in quella zona, un po’ per quel motivo ma soprattutto perché li avevo comprati già assai scoloriti, mi sentì sprofondare e poiché probabilmente era un giorno di autostima bassa, pensai subito: “Stai a vedere che per colpa mia ha sopravvalutato la categoria!” e mi sentì ancora di più sprofondare. Semplicemente il Prof. Masini aveva focalizzato quello che facciamo quotidianamente vista l’altezza dei piccoli e delle piccole, ma anche come consuetudine per raggiungerli in modo significativo: aveva sistemato in una cornice giusta una semplice prassi quotidiana, il nostro porsi al loro livello. Questo ha contribuito a farmi capire quanto era importante connotare e analizzare ogni parte della sequenza dell’azione educativa, e maturare in consapevolezza professionale. Lo ringrazio molto per quanto mi ha insegnato e per  l’aiuto che mi ha dato a crescere: anche se gli anni sono 58, è bello sentire quanto le persone che incontri ti aiutano ad essere più consapevole e quanto ti aiutano in un percorso di crescita interminabile, ma che proprio l’essere percorso rende stimolante e saziante.

Per me, per la mia personale esperienza, la lettura dell’autobiografia dei bambini e delle bambine dai tre ai cinque anni ha un canale privilegiato: il guardarsi  e il non guardarsi negli occhi negli occhi.


 
 il guardarsi  e il non guardarsi negli occhi

 

La lettura dell’autobiografia implicita nei bambini e nelle bambine dai tre ai cinque anni ha un canale privilegiato, il guardarsi negli occhi... ma anche il non guardarsi negli occhi.
Questo canale privilegiato si inserisce negli altri tipi di osservazione, dagli atteggiamenti e comportamenti nelle situazioni di gioco, di attività, di vita quotidiana ai prodotti, alle verbalizzazioni e/o altro. Dovremmo poi raccogliere tutti gli elementi in ipotesi di sintesi da verificare con diverse modalità in merito alla congruenza o meno di quanto avvertiamo. Questo insieme di aspetti ci porta a sentire che sapore ha quella personcina: ci dicono qualcosa di bambine e bambini che non hanno gli strumenti per dire o semplicemente non vogliono dire e manifestano in altra maniera un disagio. La scuola dell’infanzia, secondo me, è la scuola dell’osservazione attenta e sensibile per eccellenza per l’età stessa dei piccoli e delle piccole.  Si presentano a scuola bimbi e bimbe che non hanno ancora compiuto tre anni e spesso il linguaggio verbale non è ancora pronto a comunicare, allora si attivano i nostri canali di lettura alternativa, perché ogni bambina e ogni bambino viva l’esperienza scolastica in modo positivo e migliorativo, ma ugualmente ognuno arriva a scuola col suo personale livello linguistico, col suo bagaglio e ogni situazione ha bisogno della nostra attenzione, del personale input per sviluppare al meglio le risorse. Si capisce quanto sia importante guardarsi negli occhi e percepirsi, anche studiarsi.... 

I piccoli avari, secondo le tipologie di personalità elaborate da Prepos, non si lasciano andare  facilmente allo sguardo; prima devono superare la paura, la diffidenza, devono acquisire fiducia e quindi, magari non visti, ti studiano, ma intanto ti raccontano di sé.
I piccoli ruminanti eccome se ti guardano negli occhi !  Anzi, ti sfidano a fermarli.
 I piccoli deliranti ti studiano con curiosità, soprattutto all’inizio, poi, li interessi meno e c’è da ricercarseli.
I piccoli sballoni tesi alla ricerca del proprio divertirsi alla grande, sono sfuggenti perché guardarsi negli occhi è impegnativo e ha dei coinvolgimenti che distolgono da quel mordi e fuggi.
I piccoli apatici, pigri e lenti, vivono come faticoso un rapporto del genere ed è breve il contatto.
I piccoli invisibili, timidi, reggono male lo sguardo e chinano il capo, al contrario dei loro amici adesivi che ti prendono il viso e te lo mettono in posizione perché tu li guardi e li veda proprio, ma proprio bene....

Però, quante cose della loro autobiografia ci raccontano già così, come e quanto ci dicono in quel momento! Quanto ci raccontano delle loro emozioni! Quanto espressivi, anche nel non guardarti, sono gli occhi dei bambini e delle bambine! Esprimono la paura, la rabbia, la curiosità, il piacere, la quiete, la vergogna, l’affettività, esprimono già le loro caratteristiche ricorrenti o legate a momenti particolari, a situazioni.

 Talvolta gli occhietti si spengono, il bimbo, la bimba si allontanano frettolosamente e allora ci chiediamo cos’è accaduto, cosa sta accadendo, qual è il motivo del turbamento... E’ a questo punto che scattano i “Che te ne pare? Come vedi la situazione che ci troviamo di fronte? C’è qualcosa o è una mia sensazione?” di confronto tra le insegnanti. E quanto sono preziosi anche gli scambi di sguardi di questi adulti/e, il guardarsi negli occhi serenamente, pacatamente, da persone consapevoli della loro serietà professionale e della missione comune, è un confronto chiaro e mirato.
 E’ quel bel parlare chiaro con gli occhi, quello scambio di energia che ci carica vicendevolmente, che dà senso alla condivisione e che diventa una condivisione di senso, che ti fa capire quanto non sia solo una parola. In questi frangenti ci si libera di possibili ansietà, riemergiamo dal mare di sensazioni e di ipotesi che ci faceva sentire magari un poco spersi, operiamo insieme una sintesi fatta col cuore e con la mente per innestare su questa l’azione educativa.         
 




 
“…c’è una posizione privilegiata per l’empatia con i bambini della scuola dell’infanzia ed è in ginocchio davanti a loro nella ricerca dello sguardo perché così siamo all’altezza dei loro occhi…”
(neva biagiotti)

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