martedì 7 febbraio 2012

IL COMMENTASTORIE DI SERENA

SERENA



DAL RACCONTO DI UNA CIECA BEN INTEGRATA


Sono cieca, totalmente cieca, da circa dieci anni, dopo aver combattuto dalla nascita con una malattia subdola e inguaribile.
Allo stato attuale nessun intervento può ridarmi la vista, ma comunque non mi interessa perdere la vita  a cercare la formula magica per guarire.
La mia condizione di cieca, che lascio di solito sullo sfondo del mio quotidiano, pieno di cose ben più interessanti, ormai mi appartiene, è una parte di me, di cui parlo abbastanza poco per evitare di essere inutilmente santificata.
Tuttavia, ora è giunto il momento di parlarne, perché io e gli altri stiamo  per essere vittime di una GRAVISSIMA INGIUSTIZIA SOCIALE.

La cosa che mi preoccupa in particolar modo è che di questa cosa non ne sta parlando nessuno, perché l'opinione pubblica è abbagliata dall'idea che tutti coloro che percepiscono un'indennità di accompagno siano falsi invalidi.

Solo in rete si dice qualcosa, in attesa delle manifestazioni che, certamente, ci saranno.
Io non ho mai partecipato, ma questa cosa mi indigna talmente, che, mio malgrado,   andrò.

Bisogna fare un TAM TAM gigantesco, perché se ne deve parlare.
Rimarranno senza indennità di accompagno i distrofici che non camminano, quelli che hanno la sclerosi che li rende "solo" paraplegici, i ciechi e tutti coloro che hanno un cervello a posto, sebbene siano impediti gravemente, nel caso in cui vivano in famiglia o con qualcuno che ha un reddito.

Pensate  questo.
Rimaniamo sui ciechi, perché conosco la categoria.
La mia vita, per essere quasi normale, necessita dell'aiuto di una persona per la spesa, per andare dal dottore, per andare a comprarmi un vestito in un posto che non conosco, oltre che dal parrucchiere, se non è sotto casa.
Per scegliere la pizza davanti ad un banco devo avere qualcuno che me la descrive.
Potrei farmi una passeggiata, anche se con un pò di fatica, ma le deiezioni dei cani, che abbondano sui marciapiedi della mia zona, mi impongono cautela.
Per non parlare di tutti quei cafoni che parcheggiano dove non si dovrebbe...

In casa sono autonoma, ma non mi accorgo se ho acceso il fornello sbagliato o se, cadendo, il caffè ha macchiato per terra.
Se decido di spazzare il pavimento, a forza di chinarmi a cercare i mucchietti, mi viene regolarmente il colpo della strega.

Né riesco a distinguere, se non aprendo le confezioni, il contenuto di due scatole identiche.
Ogni 6 mesi, quando faccio il cambio di stagione, mi devo far ridire i colori di alcune cose che non ricordo più.
Per carità, certo, ho pure vissuto da sola quasi tre anni. E’ un vanto per me quel periodo: ma il costo sia economico  sia  psicologico è stato altissimo.

Vi dico  una cosa ancora più intima.
Non sempre è facile accorgermi se mi sono arrivate le mestruazioni e sono costretta a chiedere al mio compagno...
Poi, se avessi voluto fare un figlio, avrei dovuto assumere una persona che mi aiutasse in tutte le operazioni di cura che prevedono gli occhi.
Se l'avessi voluto adottare, ancor peggio: non te lo danno se non hai un aiuto fisso in casa e sei cieca.

Molti posti li devo raggiungere col taxi e i rimborsi non li danno.
La sintesi vocale per il pc costa 2500 euro. La ASL te ne passa una ogni 7 anni e i sistemi operativi, invece, li devi cambiare massimo ogni tre anni. E non puoi  far funzionare una sintesi vocale vecchia con un sistema operativo nuovo...
Per non parlare, poi, del cellulare.
Non tutti possono usare la sintesi vocale specifica per noi ciechi.
I telefoni che la possono montare  sono, ovviamente, quelli più costosi.

Il bastone per ciechi che passa la ASL è di plasticaccia e assolutamente inaffidabile.
Quello buono, il Keller, te lo paghi e, 7 anni fa, è costato 120 euro e sarebbe ora di cambiarlo.

Un figlio cieco costa più di un figlio sano e tutto il carico, vogliono spostarlo sulle famiglie, che già faticano  con i figli sani...
Per un figlio cieco la tecnologia è indispensabile, i giocattoli sono specifici, i divertimenti particolari.
Inoltre è necessario un lungo periodo di riabilitazione con tiflologi per insegnargli a vivere  da cieco in un mondo di vedenti.
E al Centro di Riabilitazione ce lo devi accompagnare: mica ci va da solo!
E così si toglie tempo al lavoro, agli altri figli, al partner e ai momenti culturali.
Certo: chi ha un disabile a casa mica si merita di avere tempo libero: non ci deve neanche pensare!!!


Non oso pensare a  quanti disabili si ritroveranno fuori dalla famiglia, perché la loro presenza dissanguerebbe le possibilità economiche per i figli sani!

E sai quante persone sane preferiranno non avere relazioni con disabili, perché non conviene da nessun punto di vista?
Perché, è inutile fare i romantici o i radical chic, l'amore è amore, ma se ti svena, sei sano a cercare un/una partner più leggero/a anche se sei innamorato.

In più, l'indennità, oltre a coprire quelle spese che le persone sane non hanno, è una specie di compenso psicologico per la fatica che si fa, per le difficoltà con gli altri, per le discriminazioni che comunque ci sono e per cercare di vedere il positivo in una situazione che, certamente, è ben complessa.

Io ho accettato bene la cecità e sono ben capace di scoprire in essa l'originalità dell'esperienza e la posizione privilegiata dell'approccio con la realtà e gli altri.

L'indennità di accompagno, però, mi serve per condurre una vita dignitosa, per colmare il gap ineliminabile dovuto all'handicap.

Perché è vero che, con grande impegno, riesco a svolgere la professione per cui ho studiato.
Ma la cecità, comunque, è un limite anche nell'approccio con i clienti, almeno in certi casi, e molti non ti scelgono perché "gli fai impressione" o robe simili.
In più, moltissimi ambiti della mia professione mi sono preclusi proprio per le complicazioni legate alla cecità.
La cosa è talmente riconosciuta, che non sono soggetta agli studi di settore.

Ora vogliono toglierci le indennità di accompagnamento...
E' scandaloso e inaccettabile, perché, a parte alcuni  casi privilegiati e noti, la maggior parte dei ciechi vive una vita quotidiana altamente handicappata.

E uno Stato democratico ha il dovere, in primis, di mettere tutti i cittadini nella condizione di poter vivere al meglio la loro esistenza, sopratutto se sono, comunque, cittadini che le loro belle tasse continuano a pagarle per intero.

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