venerdì 11 ottobre 2013

È LO SPESSORE CHE FA LA DIFFERENZA



D.ssa Carmela Laratta
Medico di continuita' assistenziale
Counselor in formazione(Prepos Crotone)



Ho letto con estrema attenzione il post di Daniela Troiani(che ho trovato denso di significati su ognuno dei quali sarebbe opportuno soffermarsi a lungo), post sulla cultura delle differenze-che sostanzialmente ci spaventano poiché si ha sempre paura di ogni cosa o persona  che è diversa da noi-.
E allora mi è venuto spontaneo fare una riflessione su ciò che è la differenza, che stona con quello  che gli altri si aspettano da noi, e che è tanto più ottusamente rifiutata quanto più è accettata dalla persona “diversa”, che, invece, ci convive, più o meno serenamente, magari da sempre: non ha scelta, ma ci convive-
“Non cambierei per nulla al mondo il fatto di essere uno scrittore cieco, poiché mi consente di vedere chiaramente il mio sentiero e di dire ciò che vedo.,e spesso ho vergogna di non poter offrire altro che una parola-Una parola soltanto ...”
Così scriveva l’autore di “Noi che camminiamo nella notte “-
Ma mi domando:quanti di noi camminano quotidianamente, da tutta una vita,nella notte,senza averne coscienza e consapevolezza?
Forse che stare alla luce significa necessariamente vedere ?O respirare significa vivere?O sentire suoni significa ascoltare?
Si può essere soli anche nel fragore più chiassoso e, al contrario, essere in compagnia anche nel silenzio ovattato di una notte di neve... Il SILENZIO, quello di riflessione e meditazione,è un valore da riscoprire :  in un mondo frenetico nel quale, in un delirio furioso, si parla senza dire nulla (ed è lo stesso mondo che riconosce, come valore di base, l’apparire e non l’essere ), è opportuno, talora, fermarci ad ascoltare la nostra voce, che all’inizio parla solo a noi, ma che, successivamente, può diventare suono armonico anche per gli altri, se  parte dal giusto apprezzamento del gusto di sé.
 Occorrono mille e mille e ancora mille, piccoli,minuscoli passi per spostarsi di un solo centimetro nella strada della coscienza del sé, perché, a differenza dei computer, che lavorano sempre allo stesso modo e seguendo sempre il medesimo iter, la persona umana non necessita di un libretto d’istruzioni per poter funzionare, poiché non procede secondo percorsi preformati, ma, fortunatamente, si plasma continuamente, e  continuamente cresce e si modifica.
Solo gli stupidi restano eternamente congelati, uguali a se stessi per sempre, ma l’essere umano è in continuo divenire, come il tessuto osseo che per tutta la vita si rimodella alla ricerca di un equilibrio d’omeostasi tra le forze di sintesi e quelle di lisi.
La storiella, raccontata da un noto counselor, di una vecchina che perde gli orecchini in camera, ma che va a cercarseli in giardino, perché lì è più illuminato, a differenza della stanza, che è buia, ci dice, in modo significativo, che, prima di cercare, occorre sapere dove cercare.
Ma noi dove ci troviamo?Dove stiamo andando? Cosa cerchiamo e dove lo cerchiamo?
Poiché, come dice Proust, ”IL VERO VIAGGIO DELLA SCOPERTA NON E’ CERCARE TERRE NUOVE, MA GUARDARE CON OCCHI NUOVI”, e se così non fosse, l’essere umano, secondo me, diverrebbe come una di quelle figure a mosaico, tutte simili, tanto care all’arte bizantina: figure piatte, poste l’una di fronte all’altra, magari ridondanti di luce e colori, d’argento e d’oro, ma, comunque, piatte e senza spessore.

Appunto, è lo SPESSORE che può fare la differenza.

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