LABORATORIO AUTOBIOGRAFICO
“Dall’album di famiglia alla scrittura di sé”
Mi chiamo Pasquale. Ho 78 anni a giugno.
Mia figlia ha ordinato le foto di questo album senza tener conto della cronologia.
Mia moglie era sarta. Ci siamo fidanzati troppo piccoli: io avevo 15 anni e lei 12.
La prima figlia si chiama Beatrice, l’ultima Ornella.
Il servizio militare l’ho fatto a Brescia.
Il '59 lavoravo a Ferrara. Ho lavorato anche in Germania per pochi anni, ma bene, ho imparato subito la lingua e ho fatto anche l’interprete. Avevo molti amici. Ogni tanto, mi capitava di piangere per la nostalgia.
Sfogliando l’album mi viene il batticuore.
Fino a dieci anni fa vivevo bene, dopo no, in seguito alla morte di mio figlio a causa di un incidente e dopo la morte di mia moglie, sei anni dopo, perché non ha accettato la perdita del figlio.
Sono cattolico e la fede mi ha sostenuto. Mio figlio faceva del bene a tutti. Uno dei miei nipoti si chiama come lui. Il vuoto di mio figlio c’è sempre.
Io facevo il muratore, ora faccio il contadino, vado in campagna.
Quando pianti una piantina, la vedi crescere proprio come un figlio. Una pianta da frutto la cresci con tanto amore. Quando c’è un temporale, io soffro per le piante.
Cos’è per me la terza età? Lo dico con un proverbio: il giovane è arzillo, il vecchio per consiglio.
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