domenica 24 marzo 2013

Ho sentito... ho capito... ho toccato con mano...




Ho sentito, ho capito, toccato con mano il bisogno, la caducità della vita, miseria e grandezza, ombra e luce.

Era già accaduto in seno alla famiglia, ma con un’angolatura diversa, scenari personalizzati, reti affettive, sostegni e perché no, anche rivalse. Era qualcosa di spurio, contaminato.

Ma quando ti trovi a toccare con mano il bisogno “neutro”, dell’altro capisci la miseria  ma anche la grandezza, capisci di quanta realtà si connota “l’essere nella stessa barca”, quanto siamo grandi insieme, noi e gli altri.

La nostra umanità si tocca, il bisogno si condivide e diventa più leggero, ci rendiamo conto che insieme ce la faremo.

Poi potremo non incontrarci più, potremo non conoscere neanche il nostro nome ma in realtà conosciamo quel nome grande che ci rende così uguali nella diversità, esseri umani.

Io essere umano se vedo il tuo bisogno ti aiuto, ti sento nel tuo bisogno e ti rendo l’aiuto accetto, gradito. E non perché sei mio padre, non perché sei mia madre, fratello, sorella, parente, amico ma perché sei un essere umano come me.

 E non perché sono cristiano, credente, ma perché sono un essere umano come te. E poi sparirò in punta di piedi, non appena sarà placata la tua fame io mi dileguerò.

Non è accaduto nulla di particolare, tutto normale e non c’è bisogno di parole: era solo dare una mano a quell’umanità che vedo quando mi guardo allo specchio, che sa fermarsi, sostenere e ripartire appena non c’è più bisogno.
 E non ha fatto nulla di particolare si è solo connotata di  umana umanità.


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