Il ritorno di Natalia
Io sono nuova ad un “approccio rinnovato” alla Chiesa.
Ho ricordi molto lontani di preparazione religiosa, ma ho ricordi ancorati come le preghiere. Ma ho sempre ben presente quanto io sia credente e sia stata credente.
Forse solo chi si avvicina di nuovo ha ben presente quanto sia parziale e ininfluente la decadenza della Chiesa, i casi letti sui quotidiani, importante è avere dentro la propria fede e la consapevolezza che è fatta di uomini che talvolta perdono di vista la propria umanità e la propria dignità umana facendo molto male agli altri e a se stessi.
Ma questo è Gesù? Dobbiamo andare oltre e recuperare l’essenza: noi ci avviciniamo per giudicare o perché abbiamo fede in Dio? E’ parziale fermarsi a quell’impatto: dobbiamo avere una fede matura e cristallina cercando quello che vogliamo senza perderci in percorsi devianti che non puniscono la Chiesa, ma solo noi stessi se identifichiamo Dio con la Chiesa temporale. Ci togliamo la gioia di entrare nella Casa di Dio, ma è la Casa di Dio, non di questo o quel sacerdote. Perché ci impelaghiamo così con l’umano e ci dimentichiamola grandezza di Dio? Perché ci rendiamo prigionieri di un pensare umano? Perché ci sentiamo bambini e bambine giudicati e regolati a volte da rappresentanti indegni di quella veste? Ma quello non è Dio! Rimaniamo ancorati alla nostra fede ed andiamo oltre... Noi sappiamo quanto è forte, pulita, chiara.. Amiamo la fede, siamo responsabili nel suo accudimento, impegniamoci nella fede per godere della libertà della fede, quella fede che ci dà quiete e pace. E’ una risorsa che ci rende più grandi nella piccolezza, e non dobbiamo permettere che i luoghi comuni e le generalizzazioni superficiali ne offuschino il bagliore.
Io nuova vado “a naso”, “ad orecchio”, “a pelle”, assaporo, “a vista”. Dal momento che io sono da poco di nuovo conscia dell’importanza di frequentare la casa di Dio, mi comporto come bambini e bambine e uso il piano sensoriale, quello che mi ha permesso di crescere.
Sento il profumo della sacralità, mi commuove la coralità dei canti e la condivisione, mi piace quella vicinanza di persone così diverse ma animate da un’unica fede, assaporo i sorrisi che scambiamo con il segno di pace, i miei occhi ammirano quell’ambiente che pare fuori dal tempo, si respira un’aria di sacralità. E pazienza se il sacerdote sta dicendo qualcosa che io non condivido... rimaniamo con la nostra libertà di pensiero! Siamo diversi! Ma ci unisce la fede.
Nella chiesa che io frequento c’è un Crocifisso che io spesso guardo attentamente. E’ un Cristo che non è raccolto nel dolore o almeno non completamente, come se desse ancora un’occhiata, come se controllasse se poteva raccogliersi nel dolore oppure non era ancora tempo perché qualcuno aveva bisogno del suo sguardo.
Questa omnicomprensività, o meglio quello che io vedo, mi incanta e mi dice quanta speranza e cura c’è per noi e quanto sono riduttivi i parametri che noi attribuiamo a Gesù. Quanto c’è in più rispetto alla nostra parziale lettura!
Oggi aprendo la posta ho trovato un’immagine della Madonna e mi è venuto in mente per paradosso il crocifisso della mia Chiesa. La Madonna aveva lo sguardo abbassato ed era pesante quel non sguardo perché comprendeva tutto e tanto, come se portasse il carico di tanta sofferenza, Ancora una volta l’onnicomprensività di Gesù e della Madonna mi tenevano compagnia.
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