venerdì 20 luglio 2012

"La scrittura di sè " di Sergueï

"La scrittura di sé ” (Sergueï )

Questo disegno dell’artista Sergueï, pubblicato il 24 gennaio 1997 nel quotidiano francese Le Monde, presenta un personaggio tratteggiato attraverso le sole braccia, le spalle e la testa. Lo schizzo, benché essenziale  e, a prima vista, poco elaborato, espressione, quasi, di un disegno facilmente riproducibile se non addirittura realizzato da un adolescente, non è, tuttavia, affatto così semplice come sembra, perché, in verità, propone una profonda e variegata definizione dell’autobiografia.
Se si presta una maggiore attenzione, si scopre una dovizia di particolari che creano un movimento interno restituendo all’insieme una plasticità unica.
E’ un tocco di matita, ben temperata, che punta alla sostanza, svelando, attraverso uno schizzo  determinato, ponderato   e sicuro, un personaggio in movimento, che sferruzza un libro.
Un filo di lana, secondo una linea verticale, collega la testa a forma di gomitolo alle mani e poi al libro aperto.
E’ il filo della propria storia di vita.
I fili che attraversano la testa non seguono tutti la stessa direzione, ma vanno per rotte diverse. Le linee che percorrono il libro sono perfettamente ordinate.
L’opera di Sergueï è, senza dubbio, una metafora della scrittura autobiografica :
la testa-gomitolo simboleggia il filo della vita, così difficile da dipanare, prima di scrivere la propria storia. I ricordi, come quei fili che vanno in direzioni diverse, partono da lontano, formano rigagnoli diversi. A volte, si annodano tra di loro, formando corde invisibili da sciogliere. Mentre il tempo interiore scorre davanti agli occhi che contemplano gli eventi vissuti, la memoria sferruzza la trama della propria vita, scrive il libro della propria storia personale. Quello sferruzzare, opera di artigiano, è la scrittura autobiografica, che mette ordine ai ricordi del passato, che partono, in maniera confusa, da quella testa/gomitolo dove il filo si avvolge in più strati e in più direzioni. Questo filo del passato costruisce il viso, espressione dell’identità della persona. Il libro aperto è il presente con una trama regolare, con le sue pagine che raccontano la storia ordinata, ricostruita di una vita.
Un disegno approssimativo, dicevamo, quasi il graffio di una matita su un foglio bianco, ma, scavando in profondità, rintracciamo i punti focali della scrittura di sé:
i ricordi che emergono in maniera confusa, ingarbugliata da quel gomitolo della memoria dove ogni attimo di vita passa e si sedimenta,
l’elaborazione dei ricordi attraverso lo sferruzzare della scrittura che tesse la trama di una vita,
il libro, il romanzo della propria vita narrata maglia dopo maglia.

 Carmela Mantegna

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