sabato 9 giugno 2012

Riflessioni sulla Scuola di Raffaella Marchi - Counselor Relazionale Prepos

                                                                   
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Iniziamo.
Con le slide animate e colorate alle mie spalle riprendo a parlare dei valori, e di come non si parli sono di valori alti e astratti come pace, libertà…ma come questi si realizzano a partire dalle piccole cose, e attraverso la dialogicità (il dialogo si realizza con la stima e l’affetto solo così è possibile dirsi tutto e nei momenti di litigio) l’integrazione (ma gli amici che ci fanno crescere sono quelli simili a noi?).Continuo parlando di coraggio, pace, complementarietà, manipolazioni, bullismo, chiedo che si raccontino episodi personali, alcuni interventi sono veramente belli. Li lasciamo con un compito a casa: scrivere in ordine di importanza i 10 valori per loro importanti commentandoli e in forma libera, correlati da foto, video, musiche e alcuni mi dicono che hanno già iniziato di loro spontanea volontà sulla scia dei video mostrati loro le volte precedenti (l’alfabeto dell’amicizia, la rana sorda, il vaso imperfetto). Metto al centro del cerchio X che non ama esporsi (il suo non verbale mi manda affanbagno!!!!), le metto di fronte Y ragazzina positiva solare, adesiva e partecipe sin dall’inizio, le guido a creare la bolla relazionale fra loro, (noi non esistiamo), chiedo al gruppo di sparire e dico a Y. di guardare negli occhi X e di dirle cosa vede e successivamente di dirle cosa potrebbe essere che X. non riesce a vedere di sè: le dice che è una bella persona, su cui si può contare e che le rare volte che interviene dice cose intelligenti e importanti per tutti. X si sorprende e si imbarazza,  invito a mantenere lo sguardo (cosa difficile…),  chiedo poi che i ruoli si invertano e grazie al nostro sostegno e incoraggiamento, ci riesce. Lanciamo il messaggio che non dipende tutta da noi la nostre difficoltà relazionale, Y. la mando a posto e vedo che X. accenna a scappare,  dico di restare dov’è (vorrebbe sprofondare ma affermo: ce la fai a stare li, coraggio!) faccio alzare XX. e lo stesso lavoro risulta difficile da fare per lei, escono poche parole, ma X. un micron di frase la dice, ora metto XXX come controparte. Entrambi incrociano le braccia, chiusura relazionale non verbale. Imbarazzo alle stelle. Ringrazio e faccio andare a posto. Apro la discussione sull’accaduto e i ragazzi  intervengono: nella relazione ci vuole diversità per arricchirsi. Complimenti a X. Verbalizzo la sua fatica e finalmente inizia a tenere gli occhi alti.
Spieghiamo loro il senso di colpa, glielo faccio vivere: quando vi sentirete così alzate le antenne chiunque ve lo dica, soprattutto se è una persona a cui volete bene e difendetevi, non fatevi opprimere. Sono scossi ma hanno capito la lezione e mi dicono che se ne ricorderanno a lungo! E’ un lavoro importante di prevenzione per il bullismo, gli incontri pericolosi, gli attentati ai sentimenti.


Laboratorio musicale
Dividiamo la classe in 2,  oggi è presente anche  Ginevra (counselor junior).Iniziamo spiegando  che sentiremo 7 differenti melodie  e chiediamo loro di concentrarsi sulle emozioni che sentiranno. Si sciolgono subito, il lavoro fatto negli incontri precedenti è servito a vincere imbarazzi. Ogni pausa fra una musica e l’altra la usiamo per scambiarci  opinioni, sensazioni. E’ un crescendo di coinvolgimento, apertura.  Esce la consapevolezza che  stare vicini, sfiorarsi, senza comunicare verbalmente è difficile, ma importantissimo. Mi lancio in un esperimento. Metto uno alla volta al centro del cerchio i ragazzi e a occhi chiusi  gli faccio girare attorno dai loro compagni, si annusano, si concentrano sui rumori, sui suoni e imparano a riconoscersi senza vedersi. Si rendono conto che spesso non si fermano ad osservarsi, a conoscersi oltre le parole. Questa  esperienza li colpisce molto e lo dicono.
Alla fine  li faccio sdraiare in cerchio  e li guido con la musica in sottofondo a rilassarsi attraverso la visualizzazione della pioggia che scende sui vetri, il vento che muove l’erba, le nuvole che si diradano ed esce il sole. Dopo verbalizzano le sensazioni e sono molto diverse, vanno dalla pace, alla nostalgia, all’angoscia alla malinconia. Ci sediamo per il gruppo di incontro e viene fuori la morte per incidente di un 19 enne amico comune di alcuni. La pioggia evocata ha “svegliato” il ricordo di un venerdì difficile per una piccola città come Sarzana, alcuni piangono e raccontano dello shock che la morte di un amico provoca, ma alla fine  chiedo loro di chiudere gli occhi e riporto li in mezzo al cerchio Federico, che con la sua allegria e capacità di fare squadra li saluta e dona loro un messaggio positivo di vita, vivere per lasciare un segno positivo. Pian piano chiudo  il gruppo e li porto nell’altra stanza per riunirsi ai compagni. Alzo  il tono per richiuderli dalle molte emozioni e poi balliamo tutti insieme una canzone di Caparezza  divertendoci come matti!! Usciranno da scuola ben richiusi.

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