mercoledì 2 maggio 2012

L'UMANITA' DEL COUNSELOR


Raffaella Marchi
Counselor Relazionale Prepos
Una valigia d’Amore

La paura, la paura di non essere mai all’altezza.
Sabato ho dovuto farci i conti.
Da  due mesi ho iniziato ad avere clienti, mi hanno sentito ad un corso genitori e mi hanno contattato.
Ho detto subito di si che me la sentivo. Ma la notte precedente il primo appuntamento non ho dormito, mi sono girata nel letto sino alle tre quando ho acceso la luce e mi sono messa a studiare, alla cieca, leggendo dispense, articoli, appunti.
Alla mattina doccia, trucco e a lavorare, controllando l’orologio in attesa del primo appuntamento.
Non si è fatta più vedere. Voleva una complice contro la figlia di otto anni che con atteggiamenti “infantili” non le dava soddisfazione.
La seconda e la terza cliente sono arrivate nello stesso giorno.
Mentre parlavano avevo un aspetto esterno ineccepibile, l’ACCOGLIENZA E L’ALLEANZA, mi ripetevo, ma dentro..dentro era il panico. Poi ho fatto un respiro, impercettibile. Ho scoperchiato la mia valigia d’amore che ho riempito negli ultimi tre anni…
Daniela, Manuela, Vincenzo, LorenZo, Totò, e Carmela…li ho portati li con me, seduti su quel divano e mi sono sentita spalleggiata.
C’erano loro a difendermi dalle voci mie interne, voci di chi, pur guardandomi non mi hanno mai vista.
E poi c’erano loro, i ragazzi di I e II G, in un microsecondo, ho rivissuto i loro sorrisi, i loro sguardi indagatori, i loro cartelloni, la mano alzata di Gaia, ragazzina rinchiusa nel suo bozzolo che voleva parlare. Ho sentito nelle orecchie il suono delle loro risate, il loro silenzio carico di emozione, il loro abbraccio di gruppo ogni venerdi quando arrivo a scuola per fare counseling, le loro mani alzate quando ho chiesto loro chi volesse prepararsi a diventare tutor d’accoglienza a settembre.
E le parole sono fluite col tono giusto e le modalità giuste per ciascun cliente mi sono trovata di fronte.
Sono passate 4 settimane e a Clara (nome di fantasia) ho detto che era pronta a girare pagina, mi ha detto in apertura di seduta che si sentiva un albero potato pieno di nuove gemme, senza più desiderio di aprire il frigo e abbuffarsi, senza più desiderio di dormire continuamente, dimagrita, truccata, senza ciabatte ai piedi, fiera dei suoi sandali in tinta con la borsa, pronta a dare alla madre la lettera che le aveva scritto.
Sono passate 4 settimane e Laura (nome di fantasia) comincia a tornare il sorriso, sente per la prima volta nella sua vita il coraggio crescere e mi chiama la mattina sul lavoro per dirmi che ha  appena trovato la forza di arginare l’invadenza della madre, felice come una bambina.
Ho ascoltato storie inenarrabili, dure, irreali, vissuti sub-umani, ma solo sabato mi sono resa conto di quanto sia difficile reggere, non spaventarsi di fronte alla cattiveria umana e sono crollata, spaventata a morte di ciò che sentivo dentro di me, spaventata di non essere all’altezza, consapevole che prima o poi potrei dire o fare qualcosa che sia dannoso per l’essere umano che ho di fronte.
Sabato avrei avuto voglia di mollare tutto, la professione nascente, la responsabilità della scuola di counseling, la neo-nata associazione semPRE POSitivi di cui sono presidente, e poi il mio ruolo di madre, quello di moglie, quello di amica, di confidente, di vicina di casa, di abitante del pianeta terra.
Avrei solo voluto essere nel Montana, in una fattoria sperduta ad aspettare la fiera country del sabato pomeriggio. Ho rivissuto i pianti sul pc quando non riuscivo a trovare il filo conduttore della tesi, le critiche di mia madre, l’indifferenza disprezzante di mia sorella, ma poi dopo essermi lasciata attraversare da tutto il dolore che avevo (una volta Vincenzo  mi disse: lasciati attraversare dal panico, tutt’al più muori!) ho capito che quello che avevo fatto io per quei singoli clienti, per quei singoli ragazzini che mi hanno scritto fogliietti meravigliosi, mi stava tornando indietro, le mie voci interne stavano scemando, soffocate dalle risa di Giulia, Nicole, Andrea, dagli abbracci di Laura, dalle lacrime di Clara, dalle idee di laboratori che mi sgorgano in piena notte e che mi costringono a mandare mail alle 4.34 del mattino.
Io questo ho sempre voluto dalla vita, essere strumento di rinascita, spiegare al più alto numero di persone che ciò che per il bruco è la fine del mondo per la farfalla è l’inizio della vita. Così ho guardato la mia farfalla tatuata sul collo mi sono asciugata le lacrime e mi sono detta AVANTI AVANTI AVANTI!
Grazie, grazie a tutti quei fratelli e sorelle di vita che in questi ultimi anni hanno camminato con me, senza saperlo. Oppure si.

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