COINCIDENZE ?!
CARMELA MANTEGNA
Oggi noi parliamo di coincidenze. Carl Jung nel 1950 introdusse il termine sincronicità per descrivere una connessione fra eventi psichici o oggettivi, i quali accadono in maniera sincrona, cioè nello stesso tempo, senza che ci sia una relazione di causa/effetto, quanto piuttosto una comunanza di significato. La sincronicità si riferisce, dunque, a coincidenze significative.
Esiste una stretta familiarità tra il termine coincidenza e sincronicità.
Il verbo COINCIDERE deriva dal latino ed è composto da CUM = con e INCIDERE =cadere sopra o dentro e in senso figurato AVVENIRE. Dunque, il verbo esprime il concorrere di due o più cose nel medesimo punto.
Il termine SINCRONO di derivazione greca SYGCHRONOS, è composto da SYN = con e CHRONOS = tempo. Il termine indica ciò che avviene o si fa nello stesso tempo.
La vita ci propone spesso delle coincidenze o delle sincronicità che dobbiamo imparare a leggere.
Non si tratta di pura casualità.
In Informatica l’operatore logico COINCIDENZA o EQUIVALENZA LOGICA si può definire nel modo seguente: ”L’uscita è VERO se e solamente se le due entrate sono identiche”.
Si scrive :

che si legge :
« P è vera se e solamente se Q è vera »
«

L’equivalenza P ⇔Q non è altro che (P ⇒Q) ∧(Q ⇒P) ((P implica Q) et (Q implica P)).
Altrimenti detto, due proposizioni P e Q sono equivalenti significa che l’una implica l’altra. E l’una è reciproca dell’altra.
Per dimostrare una equivalenza P ⇔ Q, bisogna dunque dimostrare l’implicazione P ⇒ Q e la sua reciproca.Nel linguaggio naturale, per tradurre che due proposizioni P e Q sono equivalenti, si dirà indifferentemente :
- P è vera se e solamente se Q è vera
- Affinchè P sia vera, è necessario che Q sia vera
- Una condizione necessaria e sufficienteperchéP sia vera è che Q sia vera
- La verità di P è una condizione necessaria e sufficiente perché Qsia vera
- P equivale a Q.
In verità è un principio che si applica da sè quando due o più accadimenti hanno lo stesso valore di verità per cui l’uno implica l’altro e viceversa.
Per fondare quanto ho detto fino a questo momento, voglio raccontare con un atteggiamento di profondo silenzio interiore l’irrompenza di un kairos, un tempo favorevole, un’ora stellare per dirla con Rahner, in un’azione, di per sè ordinaria, che si è, tuttavia, riempita di una significatività che mi colma di stupore. La presentazione del libro, Il Counseling Scolastico (redatto dallo staff di Prevenire è Possibile), che in un primo momento aveva percorso dei binari in contrasto con il principio dell’equivalenza logica, all’improvviso, è stata come afferrata dalle condizioni necessarie e sufficienti perché potesse essere realizzata.
Tutti i relatori interpellati per fare un intervento hanno detto SI senza pensarci un momento. Era come se aspettassero quell’invito. Come se fossero interiormente e anteriormente preparati ad entrare in quella formula di informatica di cui abbiamo parlato prima, come se la mia amica, Dirigente Scolastico, dovesse dire SI perché la verità del suo si implicava quella del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale e il SI di quest’ultimo il si dell’Assessore alla Cultura e poi il si degli altri relatori. In questa armoniosa convergenza di intenti ognuno di essi, senza nemmeno incontrarsi fisicamente, senza che l’uno sapesse ciò che l’altro stava compiendo, si è adoperato perché tutto accadesse (accadére, dal latino=ad, a verso e cadere), tutto andasse verso, in direzione dello stesso evento.
E’ stato come se a quell’evento ognuno fosse stato chiamato dal profondo ed ognuno liberamente vi aderisse facilitandone l’accadimento.
A pensarci bene il principio che attraversa la formula dell’equivalenza logica è il principio di verità. Quando la verità diventa il connettore di equivalenza, non c’è bisogno di tante parole, ma è la verità stessa una formula ed un linguaggio.
Tutti i relatori interpellati per fare un intervento hanno detto SI senza pensarci un momento. Era come se aspettassero quell’invito. Come se fossero interiormente e anteriormente preparati ad entrare in quella formula di informatica di cui abbiamo parlato prima, come se la mia amica, Dirigente Scolastico, dovesse dire SI perché la verità del suo si implicava quella del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale e il SI di quest’ultimo il si dell’Assessore alla Cultura e poi il si degli altri relatori. In questa armoniosa convergenza di intenti ognuno di essi, senza nemmeno incontrarsi fisicamente, senza che l’uno sapesse ciò che l’altro stava compiendo, si è adoperato perché tutto accadesse (accadére, dal latino=ad, a verso e cadere), tutto andasse verso, in direzione dello stesso evento.
E’ stato come se a quell’evento ognuno fosse stato chiamato dal profondo ed ognuno liberamente vi aderisse facilitandone l’accadimento.
A pensarci bene il principio che attraversa la formula dell’equivalenza logica è il principio di verità. Quando la verità diventa il connettore di equivalenza, non c’è bisogno di tante parole, ma è la verità stessa una formula ed un linguaggio.
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