martedì 10 gennaio 2012


BLOCCHI DI PIETRA DA SOPPRIMERE O DA FAR FIORIRE ?
 (Counseling Autobiografico On  Line)
 Carmela Mantegna
 


La scrittura di sé apre delle porte che ci introducono nelle parti più nascoste di noi stessi, un universo che rivela noi stessi a noi stessi.
Dobbiamo trovare il tempo di scrivere questa lunga lettera sulla nostra vita, sulle diverse tappe della nostra esistenza.
E’ per ri- conoscersi meglio, distinguersi dalle tante maschere, da tutti i copioni che nascondono la verità del nostro ESSERE.

Da dove cominciare ? Non ci sono ricette.  Non è questione di stile. La scrittura dell’anima è una scrittura che sceglie la verità.


“ … non è facile parlare di sé a se stessi - mi scrive Pippo - specialmente, quando non vogliamo dirci certe cose… Io non voglio aprire certe porte per paura di trovare dietro di esse ricordi spiacevoli: ho dei blocchi di pietra da sopprimere …”
 
Ciao Pippo !

Che cosa sono questi blocchi di pietra da sopprimere?
Raccontarsi non è sopprimere, il che equivale a rimuovere ciò che non ci piace di noi stessi.
Ed è questa rimozione fatta nel tempo a creare dei blocchi di pietra.
Ad un certo punto bisogna dare dei colpi di piccone, spaccare le pietre, guardare all'interno, chiamare per nome ogni blocco e se dentro c'è una ferita nascosta, mai consolata, è il momento di imparare a curarla, a baciarla.

Il futuro si apre nella misura in cui riusciamo a svincolarci dal passato dopo averlo rivisitato, naturalmente.

E' importante non identificarsi con i blocchi :
IO NON SONO I MIEI BLOCCHI DI PIETRA,  ma HO dei BLOCCHI DI PIETRA .
Questo passaggio verbale equivale ad una sintassi esistenziale radicalmente differente.

Tu dici di non voler aprire certe porte per paura di trovare dietro di esse ricordi spiacevoli.
   
Le porte bisogna aprirle con delicatezza una alla volta anche se aperta la prima le altre si aprono da sole lasciandoti entrare.  Chiedi a te stesso quali sono le porte che non vuoi ancora aprire. Chiamale per nome. Parla loro e lasciale parlare.
Non lasciarti spaventare da  quella specie di spegnimento che sembra ti invada di fronte ad un avvenimento doloroso.
Il dolore, quando è troppo forte, ti difende così.
E' come se non sentissi più nulla se non quel dolore. Ma tu non sei quel dolore. E, comunque, proprio quel dolore, questo tuo dolore può diventare quella
oscurità luminosa che ti fa intravedere nuove possibilità, nuovi orizzonti di vita.
Scrive J.Monbourquette:" Se si ha pazienza di non abbandonarlo, il deserto si metterà a fiorire".
      
AVANTI ! AVANTI ! AVANTI ! 

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