sabato 31 dicembre 2011

Una foto per ricordare
     
   
Carmela Mantegna
  

Una foto ci riporta ad un momento già vissuto.
Una foto risveglia in noi ricordi assopiti, momenti assorbiti dal tempo, schegge di vita racchiuse in una bella cornice antichizzata.
 Ogni volta che mi capita di aprire l’album di famiglia, è bello rivedere le mie trecce che rallegrano il mio volto sorridente di bambina alle scuole elementari. Alle mie spalle una carta geografica. Un rito che si ripeteva in tutte le scuole.
Mi viene in mente la mia maestra, che, di tanto in tanto, vado a trovare. Rivedo con il pensiero alcune compagne di scuola. La Scuola Elementare Principe di Piemonte
Mi ricordo quando andavamo a bussare alle porte delle case vicino alla scuola e poi scappavamo agili e veloci come cerbiatti. Mi viene in mente quella specie di baracca, in tutto simile ad una edicola di giornali, dove compravamo le caramelle prima di entrare in classe.
Una foto dischiude sequenze e sequenze di vita…

Una foto ti aiuta veramente a ricostruire la tua autobiografia. 

Quando le persone mi scrivono e mi dicono che non riescono a ricordare alcune fasi della propria vita, le esorto sempre a ritrovare quelle vecchie foto, magari ingiallite e abbandonate in qualche cassetto, quelle foto che hanno catturato  frammenti di vita, conservati nel tempo dalla  scrittura della luce.
La foto riaccende quegli attimi di vita dimenticati o rimossi.
Quella foto scattata senza che ce ne accorgessimo… quella foto con lo sguardo imbambolato… seccato... allegro… annoiato… quella foto di una festa in famiglia… quella foto con gli amici…quella foto per la carta di identità… quella foto di gruppo…

La foto scava nella memoria, restituendo spazi dimenticati: la vecchia casa, l’angolo/ripostiglio dove venivano lasciati la conca per il bucato, quando ancora non c’era la lavatrice, il ferro da stiro a carbone,  la vecchia scopa : archetipi degli elettrodomestici…

La foto archivia l’antica rivista Grandhotel o Bolero che faceva il giro di tutto il vicinato…
Eccoli i nostri vicini di casa… ecco la cozzupa di Natale…

Che dire di quella foto con le mani ai fianchi, appoggiati a quel vecchio  muro dove cresceva una pianta di capperi ?
Ce n’eravamo proprio dimenticati ! La foto, come su un antico papiro, ha raschiato in profondità, restituendoci il testo di quel primo ricordo inciso nella memoria.

E quel ginocchio sbucciato per l’ennesima spinta di quell’amico, piccola canaglia come noi ?

La foto ti aiuta a mettere insieme dei frammenti sparsi, quei vuoti che non riuscivi a ricomporre…

E’ un ritrovarsi, un incontrarsi ed accogliersi.
Tutta la vita va ritrovata, incontrata, accolta ed amata.

Perché cerco di coprire chi mi sta vicino in quella foto?

Perché in quella foto sono così arrabbiato? Che cosa era successo? Chi mi faceva arrabbiare così tanto? O ero io troppo capriccioso e prepotente?

Come mai ho sempre carta e penna in mano in tutte le foto?

Ma, perché sono sempre indietro nelle foto?

Che doppio fiocco  colorato !

Quella bella spilla appuntata sulla giacca del tailleur era svanita nell’oblio… . La foto ci restituisce gli oggetti dimenticati. Il cappello di paglia… il foulard arancione annodato intorno al collo…

Scrive Luisa nella sua autobiografia:” Mi piace molto una foto in cui porto al braccio la borsetta che mi portò dall’America la sorella di mio padre, quando venne a trovarci durante le vacanze estive”.

La foto ci aiuta a ricostruire uno stato d’animo, un modo di essere.
In un’autobiografia una persona scrive, parlando dei genitori :”Dalle foto, mia madre  mi è sempre sembrata bella e triste… un’espressione ombrosa… Mio padre ci teneva a fare bella figura: si capiva dalle foto; era elegante e si metteva in posa”.

Scoprire il fluire del tempo anche attraverso una foto, imparare a scrivere la propria storia personale, la storia della famiglia lasciando scorrere lo sguardo in un vecchio album, è un modo per rileggere con uno sguardo nuovo il passato.

Scrive Pablo Picasso : “Ci si mette molto tempo per diventare giovani ”.

Io sono fermamente convinta che ogni età della vita è una nuova giovinezza, perché si ricomincia sempre. In questo senso, colgo la profondità del messaggio di Picasso. Diventare giovani è un modo di essere, un modo di porsi di fronte alla vita, uno sguardo che diventa sempre più profondo, più maturo radicandosi in quel nucleo più vero, più autentico del proprio IO.

Scoprire in una foto il senso del nostro esserci, è lavorare seriamente al racconto della nostra vita : una storia unica, irripetibile e importante! 
  
        
     

Nessun commento:

Posta un commento