Counseling al Nido e dintorni…

Dottoressa Sarah Paluzzi

Quando le regole permettono di vivere tutti in maggiore armonia



Dottoressa Sarah Paluzzi
Quando le regole permettono di vivere tutti in maggiore armonia

A. ha 4 anni, quando la incontro per la prima volta.
È piena di energia, gioca, salta, fa amicizia facilmente, è vanitosa, creativa e instancabile. Non è facile starle dietro, anche perché scopro, dopo qualche tempo, che non ha assolutamente introiettato regole e il senso del no, è una egocentrica assoluta e per lei la figura adulta non ha nessun significato.
La madre, pur essendo molto legata a lei, l’ha adottata in Russia quando aveva 15 mesi, non ha nessuna presa educativa sulla bambina, non la rimprovera mai, le lascia fare quello che vuole anche perché lei ha così più tempo per dedicarsi alla sua attività preferita: bere.
Il padre per lavoro è sempre assente, vivono da separati in casa, e la bambina poco lo tollera perché quando c’è, le impone troppe regole e, aggiungo io, per una durata troppo breve, visto che 9 mesi l’anno è all’estero per lavoro.
Anche in questa situazione il lavoro viene svolto su due fronti: la bambina e la madre.
Nella piccola, il piacere è l’emozione prevalente, la guardo mentre gioca: tutta la stanza viene invasa in poco tempo da giochi che lei segue per non più di pochi minuti, cambia attività continuamente e sembra sempre impaziente di dover fare qualcosa.
Decido che così non può andare e le dico che ogni volta che ci vediamo con me, sceglierà di fare un gioco per volta e finché non si sarà esaurito l’interesse per quel gioco non lo cambierà; questa regola varrà anche quando inviterà le sue amiche: non deciderà sempre lei quali giochi fare e quanto farli durare.
Inizialmente, non è convinta, si arrabbia, mi dice che sono cattiva, che le regole la infastidiscono ma non demordo e piano piano si abitua, in maniera maldestra inizialmente, in maniera naturale poi.
Anche per strada, le chiedo di camminarmi a fianco senza necessariamente saltare ovunque con il rischio anche di coinvolgere perfetti estranei nelle sue acrobazie.
I primi giorni sono duri, le regole da osservare per lei sono dure, con me ne ha poche, ma le ritengo fondamentali, se non le rispetta segue un rimprovero.
Provo a darle anche giochi che richiedono una manualità fine e la scopro bravissima con i puzzle, con i Lego e i Geomag e durante un pomeriggio al parco, in occasione di una manifestazione estiva, presso uno stand che tiene dei mini laboratori di origami per bambini, riesce a fare dei lavori incredibili.
Ha bisogno di concentrare e canalizzare le sue energie e le sue capacità e propongo alla madre che la impegni in qualche attività sportiva e vedendone il carattere allegro ma egocentrico, la invito a segnarla presso gli scout; le faranno bene per lo spirito di gruppo.
Chiedo e mi viene riconosciuto, così come trovo conferma quando le chiedo di aiutarmi, e di far sì che le sue due figure di riferimento principali in quel momento (io e lei) fossero concordi nell’azione, altrimenti qualsiasi processo educativo sarebbe andato perso.
Trovare una persona che la considerasse nel suo ruolo di madre, e che le svolgesse la parte per lei più difficile, regole e rimproveri, ha permesso che il lavoro venisse fatto in sinergia e l’abbia poi significativamente convinta che l’unica ad essere davvero indispensabile per la figlia fosse lei, convincendola a rivolgersi agli AA.
Ora la bambina ha 11 anni, sta cercando di conquistare sempre più la sua autonomia, provando a rispettare di più e ad aver maggior fiducia negli adulti, perché ha compreso che le regole permettono di vivere tutti in maggiore armonia.
È piena di energia, gioca, salta, fa amicizia facilmente, è vanitosa, creativa e instancabile. Non è facile starle dietro, anche perché scopro, dopo qualche tempo, che non ha assolutamente introiettato regole e il senso del no, è una egocentrica assoluta e per lei la figura adulta non ha nessun significato.
La madre, pur essendo molto legata a lei, l’ha adottata in Russia quando aveva 15 mesi, non ha nessuna presa educativa sulla bambina, non la rimprovera mai, le lascia fare quello che vuole anche perché lei ha così più tempo per dedicarsi alla sua attività preferita: bere.
Il padre per lavoro è sempre assente, vivono da separati in casa, e la bambina poco lo tollera perché quando c’è, le impone troppe regole e, aggiungo io, per una durata troppo breve, visto che 9 mesi l’anno è all’estero per lavoro.
Anche in questa situazione il lavoro viene svolto su due fronti: la bambina e la madre.
Nella piccola, il piacere è l’emozione prevalente, la guardo mentre gioca: tutta la stanza viene invasa in poco tempo da giochi che lei segue per non più di pochi minuti, cambia attività continuamente e sembra sempre impaziente di dover fare qualcosa.
Decido che così non può andare e le dico che ogni volta che ci vediamo con me, sceglierà di fare un gioco per volta e finché non si sarà esaurito l’interesse per quel gioco non lo cambierà; questa regola varrà anche quando inviterà le sue amiche: non deciderà sempre lei quali giochi fare e quanto farli durare.
Inizialmente, non è convinta, si arrabbia, mi dice che sono cattiva, che le regole la infastidiscono ma non demordo e piano piano si abitua, in maniera maldestra inizialmente, in maniera naturale poi.
Anche per strada, le chiedo di camminarmi a fianco senza necessariamente saltare ovunque con il rischio anche di coinvolgere perfetti estranei nelle sue acrobazie.
I primi giorni sono duri, le regole da osservare per lei sono dure, con me ne ha poche, ma le ritengo fondamentali, se non le rispetta segue un rimprovero.
Provo a darle anche giochi che richiedono una manualità fine e la scopro bravissima con i puzzle, con i Lego e i Geomag e durante un pomeriggio al parco, in occasione di una manifestazione estiva, presso uno stand che tiene dei mini laboratori di origami per bambini, riesce a fare dei lavori incredibili.
Ha bisogno di concentrare e canalizzare le sue energie e le sue capacità e propongo alla madre che la impegni in qualche attività sportiva e vedendone il carattere allegro ma egocentrico, la invito a segnarla presso gli scout; le faranno bene per lo spirito di gruppo.
Chiedo e mi viene riconosciuto, così come trovo conferma quando le chiedo di aiutarmi, e di far sì che le sue due figure di riferimento principali in quel momento (io e lei) fossero concordi nell’azione, altrimenti qualsiasi processo educativo sarebbe andato perso.
Trovare una persona che la considerasse nel suo ruolo di madre, e che le svolgesse la parte per lei più difficile, regole e rimproveri, ha permesso che il lavoro venisse fatto in sinergia e l’abbia poi significativamente convinta che l’unica ad essere davvero indispensabile per la figlia fosse lei, convincendola a rivolgersi agli AA.
Ora la bambina ha 11 anni, sta cercando di conquistare sempre più la sua autonomia, provando a rispettare di più e ad aver maggior fiducia negli adulti, perché ha compreso che le regole permettono di vivere tutti in maggiore armonia.
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