In questa fascia d’età, a volte si evidenziano le prime difficoltà relazionali e comportamentali e altre problematiche. Il bambino o la bambina a tre anni, se già non hanno frequentato il nido, entrano nel primo grande contesto in cui si confrontano con l’altro. Ed ecco che affiorano comportamenti che non favoriscono la socializzazione, approcci di gioco da modulare in modo diverso perché non graditi dagli altri e dalle altre, difficoltà a prendere parte in modo partecipativo a giochi ed attività e alla vita quotidiana della scuola, la difficoltà a distaccarsi dalla famiglia e così via.
I genitori iniziano a vedere figli e figlie in un contesto allargato e complesso e molto spesso confrontano con gli altri, chiedono perché il loro figlio o la loro figlia non si comportano come Tizia o Caio e ci insistono più volte, contagiando talvolta con la propria ansia e fretta anche i piccoli che si sentono osservati, controllati e sotto pressione.
Molto spesso ne parlano con le insegnanti esprimendo la loro preoccupazione ed ecco che la sinergia di scuola e famiglia interviene a placare una marea di timori.
Molto spesso ne parlano con le insegnanti esprimendo la loro preoccupazione ed ecco che la sinergia di scuola e famiglia interviene a placare una marea di timori.
Molte volte noi insegnanti ci troviamo a ridimensionare l’ansia dei genitori, il timore che ci sia qualcosa che non va, il frettoloso e trepidante aspettare risultati.
Quante volte spieghiamo che l’educazione è formata da percorsi che si snodano e si intrecciano, che spesso si aiutano a vicenda, ma hanno bisogno di tempo e del tempo di crescita e maturazione di ognuno.
E’ sempre difficile per i genitori dare tempo, dare il proprio tempo ad ognuno, quasi che la crescita fosse una corsa a tappe precise e stabilite o una regolare corsa ad ostacoli con ostacoli uguali per tutti.
Quante volte spieghiamo che l’educazione è formata da percorsi che si snodano e si intrecciano, che spesso si aiutano a vicenda, ma hanno bisogno di tempo e del tempo di crescita e maturazione di ognuno.
E’ sempre difficile per i genitori dare tempo, dare il proprio tempo ad ognuno, quasi che la crescita fosse una corsa a tappe precise e stabilite o una regolare corsa ad ostacoli con ostacoli uguali per tutti.
Ma ognuno incontra il proprio personale ed originale ostacolo ed ognuno deve essere aiutato a trovare il suo personale ed originale modo di superarlo. Quindi, l’insegnante indirizza la famiglia verso la quiete, verso la sapiente attesa di risultati che non hanno parametri temporali standard, ma personalizzati.
A volte, invece, le insegnanti indirizzano verso l’impegno, l’attivazione nell’osservazione, l’ascolto e il confronto con la scuola, quando esistono delle problematiche che richiedono un’azione condivisa, concordata, mirata.
E’ il momento in cui le insegnanti si assumono la propria responsabilità professionale, è il momento in cui devono esserci.
Le insegnanti sanno bene che il colloquio con la famiglia per evidenziare problematiche, non è mai un botta e risposta, ma anch’esso è un percorso.
A volte, si risolve con un chiaro confronto con “ce ne eravamo accorti anche noi... ci chiedevamo...” e allora è semplice unire le forze, arrivare ad una condivisione di strategie.
A volte, la famiglia rimane frastornata, e allora c’è da aspettare: deve assimilare, sedimentare, riflettere all’interno. Spesso segue un periodo di tempo lungo, poi all’improvviso il ritorno della famiglia con la decisione di avviarsi insieme su una strada d’aiuto mirato, personalizzato.
A volte, questo tempo d’attesa non ha fine perché subentra il rifiuto di vedere, è troppo doloroso vedere le stesse cose, magari anche sapendo interiormente quanta verità c’era in quel colloquio.
Spesso trascorre un anno e viene superato quel momento: noi aspettiamo pazientemente che la famiglia scopra il suo momento giusto per l’attivazione concreta, organizzata.
E’ difficile a volte, secondo i casi, questa assunzione di responsabilità da parte delle insegnanti perché sicuramente è più facile dire “va tutto bene” e per le famiglie è più facile sentirsi dire “va tutto bene”.
Generalmente si raccolgono i frutti dell’assunzione di responsabilità perché quando ognuno riesce ad accettare, ad affinare osservazione ed ascolto del figlio o della figlia, nasce un’atmosfera nuova, l’atmosfera della scuola e della famiglia che tengono per mano lo stesso bambino o bambina per aiutarlo/a a crescere in modo armonico e a misura propria.
E diventano più densi di significato e senso i saluti e i sorrisi che ci scambiamo nell’incontrarci: diventano il frutto di una collaborazione aperta e responsabile verso obiettivi comuni, bambini e bambine, diventano toccare l’uno l’umanità dell’altro.
Spesso trascorre un anno e viene superato quel momento: noi aspettiamo pazientemente che la famiglia scopra il suo momento giusto per l’attivazione concreta, organizzata.
E’ difficile a volte, secondo i casi, questa assunzione di responsabilità da parte delle insegnanti perché sicuramente è più facile dire “va tutto bene” e per le famiglie è più facile sentirsi dire “va tutto bene”.
Generalmente si raccolgono i frutti dell’assunzione di responsabilità perché quando ognuno riesce ad accettare, ad affinare osservazione ed ascolto del figlio o della figlia, nasce un’atmosfera nuova, l’atmosfera della scuola e della famiglia che tengono per mano lo stesso bambino o bambina per aiutarlo/a a crescere in modo armonico e a misura propria.
E diventano più densi di significato e senso i saluti e i sorrisi che ci scambiamo nell’incontrarci: diventano il frutto di una collaborazione aperta e responsabile verso obiettivi comuni, bambini e bambine, diventano toccare l’uno l’umanità dell’altro.
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