Antonella Proietti
proietti.antonella@virgilio.it
Counselor Relazionale
Scuola di Counseling Relazionale
Prevenire è Possibile
http://www.prepos.it/
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STORIE DI VITA
Anna: counselor di se stessa
Anna: counselor di se stessa
Anna è una mia amica, sta per compiere ottanta anni, ed io vorrei essere giovane come lei !
Dal primo giorno in cui l’ho incontrata, Anna mi ha affascinato per la sua eleganza e semplicità. Sempre estremamente sincera, una donna che parla con il cuore.
Ma, c’era un’ombra su di lei, che non riuscivo ad interpretare.
Ci siamo conosciute venti anni fa, anche se all’epoca era coetanea di mia madre, tra noi è subito nata un’amicizia da pari. Avevamo una cosa in comune, eravamo due madri, ma ben presto ho scoperto che le era accaduto l’evento più tragico che può capitare nella vita, aveva perso una figlia di ventuno anni in un incidente d’auto.
Ecco la sua ombra, così pesante da oscurare la luce di una meravigliosa persona, e grazie soltanto alla sua forza d’animo è riuscita a sopravvivere per occuparsi anche dell’altra figlia.
Come ha fatto Anna ad andare avanti?
Anna era separata dal marito Claudio, da molto tempo. La prima cosa che è accaduta, senza che se ne accorgessero, è che Anna e Claudio sono tornati insieme, uniti dal dolore del lutto. Uno accanto all’altra per affrontare il terremoto che aveva lacerato le loro anime.
Ma le dinamiche messe in atto da Anna sono state completamente diverse da quelle di Claudio. Anna, in brevissimo tempo, ha cambiato casa, si è trasferita in provincia, esattamente in campagna, in un territorio in cui è più semplice tessere nuove amicizie. Ha scelto il paese dove viveva un suo carissimo nipote, per avere accanto un affetto che colmasse il suo vuoto.
Oltre alla residenza, ha trasferito anche la sua attività commerciale, attraverso la quale, è riuscita a conoscere molte nuove persone, a cambiare le sue amicizie, ad attingere ad una nuova linfa.
Io ero una sua cliente, l’ho conosciuta andando a fare acquisti da lei, mi affidai alla sua competenza professionale, così, in poco tempo, siamo passate dalle conversazioni di lavoro a quelle private.
Claudio si è chiuso nel suo immenso dolore, sempre più desideroso di solitudine, è rimasto in città, pur andando spesso a trascorrere dei giorni dalla moglie. Non aveva voglia di parlare, ed io ero una delle poche persone che vedeva con piacere.
Non dimenticherò mai il suo sguardo spento, la sua voce fioca, e anche se c’era un’altra figlia accanto a lui, non trovò più l’energia giusta per affrontare la vita.
Torniamo ad Anna, dopo due anni dalla tragedia, diventò nonna di una bellissima bambina Giada, e successivamente di un’altra splendida creatura, Elena.
Queste due nascite furono provvidenziali, da quel momento Anna si impegnò a fare la nonna, ed interpretò il ruolo perfettamente.
Mi ricordo che mi confidò di essersi data un compito, ogni settimana andava in città per essere all’uscita della scuola, aspettava Giada e le dedicava tutta la giornata.
Un altro modo per continuare a vivere, è stato quello di aprire la sua casa agli innumerevoli ospiti, avendo un’infinità di parenti, non c’era mese che qualcuno non capitasse a passare qualche giorno in campagna.
Anna aveva molta simpatia per mio figlio Riccardo, allora quindicenne, e quando mi telefonava alla fine mi diceva in tono scherzoso: - passami il mio fidanzato! - .
Amava stare con i giovani, e loro stavano bene con lei. Avere a che fare con persone molto più giovani le dava l’energia mancante. Anche Gandhi condivideva questa teoria, uno scambio che avviene per “osmosi”.
Insomma, pur non avendo consultato un counselor, Anna mise in atto una serie di azioni che la portarono a superare il terribile lutto, è stata la counselor di se stessa ed ogni volta che la incontro mi trasferisce un’energia pari a quella di un ventenne.
Dal primo giorno in cui l’ho incontrata, Anna mi ha affascinato per la sua eleganza e semplicità. Sempre estremamente sincera, una donna che parla con il cuore.
Ma, c’era un’ombra su di lei, che non riuscivo ad interpretare.
Ci siamo conosciute venti anni fa, anche se all’epoca era coetanea di mia madre, tra noi è subito nata un’amicizia da pari. Avevamo una cosa in comune, eravamo due madri, ma ben presto ho scoperto che le era accaduto l’evento più tragico che può capitare nella vita, aveva perso una figlia di ventuno anni in un incidente d’auto.
Ecco la sua ombra, così pesante da oscurare la luce di una meravigliosa persona, e grazie soltanto alla sua forza d’animo è riuscita a sopravvivere per occuparsi anche dell’altra figlia.
Come ha fatto Anna ad andare avanti?
Anna era separata dal marito Claudio, da molto tempo. La prima cosa che è accaduta, senza che se ne accorgessero, è che Anna e Claudio sono tornati insieme, uniti dal dolore del lutto. Uno accanto all’altra per affrontare il terremoto che aveva lacerato le loro anime.
Ma le dinamiche messe in atto da Anna sono state completamente diverse da quelle di Claudio. Anna, in brevissimo tempo, ha cambiato casa, si è trasferita in provincia, esattamente in campagna, in un territorio in cui è più semplice tessere nuove amicizie. Ha scelto il paese dove viveva un suo carissimo nipote, per avere accanto un affetto che colmasse il suo vuoto.
Oltre alla residenza, ha trasferito anche la sua attività commerciale, attraverso la quale, è riuscita a conoscere molte nuove persone, a cambiare le sue amicizie, ad attingere ad una nuova linfa.
Io ero una sua cliente, l’ho conosciuta andando a fare acquisti da lei, mi affidai alla sua competenza professionale, così, in poco tempo, siamo passate dalle conversazioni di lavoro a quelle private.
Claudio si è chiuso nel suo immenso dolore, sempre più desideroso di solitudine, è rimasto in città, pur andando spesso a trascorrere dei giorni dalla moglie. Non aveva voglia di parlare, ed io ero una delle poche persone che vedeva con piacere.
Non dimenticherò mai il suo sguardo spento, la sua voce fioca, e anche se c’era un’altra figlia accanto a lui, non trovò più l’energia giusta per affrontare la vita.
Torniamo ad Anna, dopo due anni dalla tragedia, diventò nonna di una bellissima bambina Giada, e successivamente di un’altra splendida creatura, Elena.
Queste due nascite furono provvidenziali, da quel momento Anna si impegnò a fare la nonna, ed interpretò il ruolo perfettamente.
Mi ricordo che mi confidò di essersi data un compito, ogni settimana andava in città per essere all’uscita della scuola, aspettava Giada e le dedicava tutta la giornata.
Un altro modo per continuare a vivere, è stato quello di aprire la sua casa agli innumerevoli ospiti, avendo un’infinità di parenti, non c’era mese che qualcuno non capitasse a passare qualche giorno in campagna.
Anna aveva molta simpatia per mio figlio Riccardo, allora quindicenne, e quando mi telefonava alla fine mi diceva in tono scherzoso: - passami il mio fidanzato! - .
Amava stare con i giovani, e loro stavano bene con lei. Avere a che fare con persone molto più giovani le dava l’energia mancante. Anche Gandhi condivideva questa teoria, uno scambio che avviene per “osmosi”.
Insomma, pur non avendo consultato un counselor, Anna mise in atto una serie di azioni che la portarono a superare il terribile lutto, è stata la counselor di se stessa ed ogni volta che la incontro mi trasferisce un’energia pari a quella di un ventenne.
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