mercoledì 4 luglio 2012

Buonumore e buonsenso di NEVA BIAGIOTTI

NEVA BIAGIOTTI
Counselor Relazionale PREPOS

Tardo pomeriggio sul lago: prendo dalla borsa la penna e un mensile di enigmistica e mi accingo a scegliere la pagina giusta, ma non ho voglia di impegnarmi troppo e inizio a leggere barzellette.
Una attira la mia attenzione:
“Problemi d’età” (da “Mini relax” n° 399)
“Un ragazzino si lamenta con un amico:
- Eh, la nostra è proprio un’età difficile. Per esempio, quando mi faccio male è un bel problema!
- Si? E perché?
- Perché mio padre mi dice che sono troppo grande per piangere e mia madre che sono troppo piccolo per dire una parolaccia... Allora, che cosa devo fare?”


  Giustamente se entriamo nei panni di quel ragazzino, capiamo che è a una svolta importante, a un bivio e può chiedersi molte cose, può interrogarsi a lungo cercando dentro di sé o nel confronto con l’altro... ma se il bambino è più piccolo è ancora più difficile perché gli strumenti e le occasioni per impostare in modo personalizzato il problema sono più scarsi, limitati e limitanti.


Proviamo a “vedere lungo” secondo gli idealtipi di personalità di Prepos con previsioni personologiche legate alla barzelletta
Se il bambino  è anche di tipologia ruminante, può succedere che si può arrabbiare tantissimo a causa di questa confusione nella testa, senza sapere bene verso chi indirizzare la propria rabbia perché vuole bene sia alla mamma che al babbo, e la rabbia esce un poco da tutte le parti influenzando comportamenti e prendendo altre direzioni meno impegnative affettivamente, ma ugualmente d’effetto.

 Può provare sbalordimento, stupore e se tendenzialmente già piccolo delirante può avere difficoltà a ritrovare la sua unità:  la sorpresa gli apre una parentesi che ha difficoltà a chiudere da solo e può impelagarsi in una serie infinita di articolazioni di pensiero per cercare di razionalizzare la situazione, da cui può facilmente rimanere imprigionato a scapito della concretezza e della focalizzazione.
 



Il piccolo sballone può sentirsi invece a fine corsa, sentirsi privato del piacere del “tutto bene” con l’angoscia dell’immissione in un periodo critico del tunnel senza via d’uscita al momento.
 Ma poi continua a ricercare il proprio piacere, mentre queste contraddizioni lo deresponsabilizzano ancora di più.

Ma il piccolo apatico può tapparsi le orecchie e plasmarsi alla situazione o anche anestetizzarsi a queste contraddizioni impegnative e fonte di problemi troppo faticosi da risolvere: meglio far finta di niente e non farsi domande che possono solo procurare guai. E il far finta di niente diventa un abito.


Il piccolo invisibile si sentirà molto inadeguato alla situazione, si vergognerà del senso di inadeguatezza, chiudendosi maggiormente ad un ambiente sociale e relazionale che permette di entrare a quella sofferenza destabilizzante.





Forse, apparentemente, va meglio al nostro piccolo adesivo per cui l’attaccamento alla mamma e al babbo, ma soprattutto alla mamma vengono prima di tutto: l’importante è che siano lì con lui, ma tutto questo a scapito dell’autonomia e di pensiero  e del sentirsi autonomi. Il senso d’attaccamento alla madre provoca inoltre la perdita d’importanza della figura paterna che invece deve accompagnare nel distacco e nell’ingresso nel mondo.     
Il nostro piccolo avaro a questo punto va in panico: a chi dare retta? Il dubbio per il piccolo  avaro è insopportabile.... inizia  a difendersi ancora di più da queste uscite dagli schemi abituali dove l’adulto dice e il piccolo assente: ma con due pareri diversi, cosa succede? Qual è lo schema comportamentale idoneo? E ciò rafforzerà nell’avaro schematismi di difesa, diventando sempre più attento e valutatore, calcolatore.
 Dato che parliamo di barzellette e le immagini sono divertenti, possiamo sorridere,.... ma ricordiamoci che esiste un “riso amaro” che ci porta a riflettere intorno alle scomode verità:  in campo educativo, e non solo scolastico perchè anche la famiglia educa, è di basilare importanza parlare lo stesso linguaggio, adottare regole condivise dagli attori dell’educazione stessa.... a casa e a scuola.
Certamente ci sono persone diverse, pareri diversi, non sempre le opinioni collimano, ma per evitare criticità nel percorso di maturazione dei piccoli, più o meno piccoli, è sempre bene parlarne, confrontarsi per trovare il punto d’incontro, evitando destabilizzanti dicotomie educative.
Questo post vuol terminare con un ironico messaggio di speranza e di salvezza... fa caldo e ce lo meritiamo già per questo.
Nello stesso libriccino ho trovato questa barzelletta che ce la dice lunga sulle risorse dei piccoli ..... e che riporto qui sotto.

“Spiegazioni”:
“-Ogni fenomeno atmosferico ha le sue motivazioni non diversamente dalle azioni umane – dice la maestra agli scolari. Per esempio, Giorgino, sai spiegarmi perché il sole d’estate si leva molto più presto rispetto all’inverno?
- Perché sa benissimo che dopo fa troppo caldo e vuole godersi qualche ora di fresco...”
 Ma che fenomeno questo piccolo! Ci porge perle di buonsenso popolare che sanno di tessuto familiare, capacità esplicative improntate di creatività lungimirante senza attingere dai classici testi scolastici, bonaria e affettuosa ironia molto garbata e fresca che sa di piacere dell’arguzia, tranquilla e pacata serenità d’animo, sensibilità allo stare bene del sole e al proprio stare bene a scuola sentendosi perfettamente a proprio agio nella situazione.
Quindi sentiamoci tutti responsabili e consapevoli della nostra educazione educativa, ma non dimentichiamoci mai delle risorse infinite dei piccoli, che con disarmante semplicità molto spesso risolvono problemi ostici per noi adulti che ci siamo intrisi di complessità e sovrastrutture. A volte dovremmo farci educare dai piccoli, andare da loro a scuola di semplicità, essenzialità e buonsenso.


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